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iniqui bottiglieri non sanno indursi a dispensar quel vino migliore ai convivali, che dal proprio appetito sono violentati a serbar per loro stessi. In tanta afflizione dei letterati la gloriosa nazion alemanna, libera da servitú tanto crudele, grandemente compatendo la miseria de’ virtuosi spagnuoli, italiani e franzesi, co’ prencipi mosse la pratica di esterminar dal mondo l’uso evidentemente conosciuto pernizioso delle sottocoppe. Ma i prencipi ostinatamente risposero che mai avrebbono comportato che dai conviti loro fosse levata la pompa delle bottiglierie; e tutto che per facilitar il negozio per la parte dei letterati si proponesse che nelle tavole si ritenesse il vino che sempre sa di buono, e che nella bottiglieria si facesse la spasa delle minestre, che spesse volte ammorbano di cacio riscaldato, non però furono ascoltati; onde di giá vedendosi il negozio disperato, Andrea Marone, celebre poeta bresciano, sali nella pubblica ringhiera, e alla presenza di Apollo, delle serenissime muse e dei letterati tutti di Parnaso, in versi eroici, con abbondantissima vena da lui detti all’improviso, fece gagliarda invettiva contro invenzione tanto crudele. E con 1’autoritá di Esculapio, di Ippocrate, di Galeno e di altri eccellentissimi medici concludentissimamente provò che le febbri etiche, i mali tisici, prima poco conosciuti al mondo, per la miserabile introduzione che nelle mense era stata fatta della dolorosa sottocoppa e dell’infelicissimo bicchiere di tre once, in infinito erano cresciuti: mercé che quelle semplici persone che scioccamente si erano lasciate persuadere di ber a once, con una complessioncella da cardellino si vedevano campar a scropoli. Onde accadeva che nell’etá presente, nella quale nel bere piú si attendeva alla vanitá della bella creanza che alla sostanza di bere con soddisfazione, affatto era mancata la feroce complessione degli antichi uomini robusti. Nella fine poi dell’orazione, quell’orator poeta, col testimonio delle stesse serenissime muse, ad ognun fece fede che allora affatto si perdette la razza degli Omeri e de’ Virgili, e il mondo si appestò dei moderni poeti stitici, che fu dismesso l’uso lodevolissimo di bere al boccale.