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laboriosi e mirabili per una varia e molteplice lezione ; cosa cosi comune a tutti gli scrittori oltramontani, che sono stimati avere il cervello nella schiena, come agl’italiani, che l’hanno nel capo, il sempre inventar cose nuove, lavorar con la materia cavatá dalla miniera del proprio ingegno con sudori e stenti grandi, non con la roba dagli altri scrittori tolta in prestito: essendo riputata cosa da sartorello mendico, da critico fallito rappezzar le toghe stracciate de’letterati, da sarto pratico e famoso nell’arte tagliare e cucir vestimenti nuovi con fogge e ricami non piú veduti. Sono alcuni che han detto che il Lipsio cosi poco e da Sua Maestá e dalle serenissime muse sia stato favorito, per disgusto che hanno avuto da lui, al quale avendo essi dato nobilissimo talento per potere alla tachista scriver le guerre civili di Fiandra tanto desiderate dall’universitá de’ virtuosi, per certi rispetti, nondimeno da Sua Maestá riputati molto vili, fino aveva fatta resistenza all’inspirazione mandatali da lui e dalle sue serenissime dive. Ma quest’ultimo è sospetto fondato nel verisimile; la prima è opinione sostentata dalla veritá. Stette Apollo a rimirar lo spettacolo della cavalcata da quella sua loggetta che sta allato all’appartamento dell’Aurora, la quale i signori poeti italiani chiamano balcon celeste, ed era coperto da una bianca nube, la quale, come in somigliante occasione è solito farsi, appunto allora che il Lipsio fu giunto nel mezzo del fòro delfico, da un soavissimo zefiro un poco fu diradata; onde Sua Maestá con lo splendore di un solo suo raggio col quale riguardò quel suo virtuoso, lo purgò di ogni macchia d’ignoranza che li fosse potuta esser rimasa addosso, e lo fece divenir perfetto letterato. Salito poi che fu il Lipsio nella grande sala dell’audienza, nello stesso principio dell’orazione ch’egli aveva cominciata per render infinite grazie ad Apollo dell’incomparabil beneficio che gli aveva fatto, fu forzato tacere per un caso gravissimo che succedette al dottissimo Pausania, scrittor greco, che sedeva nella classe degli autori cronologici, al quale all’improviso venne uno svenimento cosi grande, che fu stimato morto; onde i cosmografi tutti del venerando collegio corsero per aiutarlo. I famigli di Pausania dissero che quell’accidente poteva esserli venuto per