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RAGGUAGLIO Xljf Nerone imperadore contracambia una molto segnalata lode datagli da Cornelio Tacito col ricco dono di venticinque muli carichi di scudi d’oro. Segnalata novitá è stata quella che la, presente settimana si è veduta succedere in Parnaso, di venticinque muli carichi di scudi d’oro che la. maestá dell’imperador Nerone ha mandati a donare all’eccellentissimo signor Cornelio Tacito. I virtuosi tutti, mossi dal miracolo di cosi ricco presente, subito corsero alia casa di Tacito, alcuni per saper la vera somma di tanto danaro, altri per venir in cognizione della cagione di cosi prezioso dono: e trovarono che quel regalo arrivò a un milione e ducento cinquantamila scudi d’oro, co’ quali Nerone premiava la singolarissima lode che gli diede quell’istorico, quando disse che Nerone non aveva infra servos ingenium (*). I piú principali letterati di questo Stato hanno detto che, ancorché il dono di Nerone fosse splendidissimo, che nondimeno Tacito molto piú aveva meritato da lui: mercé che l’eccellentissima lode che gli aveva data, ch’egli non aveva genio di sottoporsi al vilissimo dominio di un servidore, tanto piú valeva di mille ricchi tesori, quanto per fatai calamitá de’ prencipi è comune a pochi. Per lo contrario i letterati di bassa mano di modo hanno stimato che quel regalo superasse ogni merito di Tacito, che fino non hanno dubitato di pubblicamente sparlare di azione tanto eroica, dicendo che quel dono era stato una prodigalitá degna di Nerone, e una di quelle inconsiderate profusioni che sogliono far i prencipi di poco giudicio, quando con donar senza numero e misura piú tosto acquistano nome di pazzi scialacquatori, che di virtuosi liberali. Onde questi medesimi, piú mossi dall’invidia che hanno avuta a Tacito, che dall’affezione che portano alla riputazion (i) Tacito, negli Annali, libro 13.