Pagina:Boccalini - Ragguagli di Parnaso I.djvu/63

dovevano guardarsi di non si lasciar cader nel pensiero e entrar nell’animo simil dubbio, atto a cagionar nel mondo mali peggiori che non fece l’infelice pomo di Paride. Perché quei popoli che nascevano nella libertá di una republica, non avevano bisogno di porre in disputa simil questione, mercé che nelle patrie libere un’ombra leggiera, un picciolo indizio, un sospetto lontano, una gelosia anco minima che un senatore dava di sé di affettar la tirannide della patria libera, faceva bisogna vendicar subito co’ fatti dei capestri e delle mannaie, non con le cavillazoni delle parole scioccamente mettere in disputa cosa di tanto rilievo, poiché nelle ben ordinate republiche quando senator alcuno dava di sé gelosie tali, le ombre, gl’indizi e i sospetti, quantunque molto remoti, talmente doveano servir per prove concludenti, che prima faceva bisogno mandar il reo in un paio di forche, e poi, con osservar i termini tutti legali, giuridicamente formarli contro il processo informativo. Ma che sotto le monarchie, dove la vii plebe per sé era incapace da saper discernere il prencipe legittimo dal tiranno, per la commoditá grande che l’ignoranza del popolo dava agli ambiziosi, ai sediziosi, agli amatori delle novitadi, ai disperati delle cose loro familiari, di altrui col pennello de’ falsi pretesti, coi colori delle ipocrisie dipingere gli scelerati tiranni per prencipi legittimi, i prencipi legittimi per crudeli tiranni, affine che il mondo non si empisse di uccisioni e di esecrande confusioni, conforme al verissimo precetto di Tacito, i popoli doveano bonos imperatores voto expetere, qualescumque tolerare (0. Dopo queste cose Apollo, che per l’innata sua bontá non può soffrire che anco quelli da lui partino disgustati, che con le impertinenze loro giusta cagione gli hanno data di adirarsi, comandò che quegli ambasciadori fossero richiamati ; i quali essendo comparsi avanti a Sua Maestá, cosi disse loro: — Dilettissimi ircani, dai popoli che amano di conseguir la felicitá di viver nella pace, ferenda regum ingenia, nec usui crebras mutationes (2) : e allora (1) Tacito, libro 4 delle Istorie. (2) Tacito, libro 12 degli Annali.