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RAGGUAGLIO XIV Le accademie ci*Italia mandano commissari in Parnaso per impetrar da Apollo qualche preservativo rimedio alla loro corruzione, e trovano il negozio esser impossibile. Non prima che alli venti del corrente i commissari spediti a questa corte dalle virtuosissime accademie d’Italia ebbero udienza da Sua Maestá; alla quale s’intende che i famosissimi Intronati, capi di cosi onorata ambascieria, fecero sapere che, ogni accademia avendo principi nobilissimi e virtuosissimi, riuscendo gli accademici nei primi anni ferventi nelle lezioni, nelle dispute e in ogni altro esercizio letterario, che col tempo poi cosi in essi languiva quell’ardentissimo desiderio di sapere, e che quegli esercizi virtuosi talmente si raffreddavano, che dove prima le accademie da’ privati erano frequentate e dai prencipi avute in somma riputazione, in progresso di tempo di maniera venivano abbandonate e disprezzate, che molte volte era accaduto che, come piú tosto dannose che utili, sino erano state proibite, e il tutto con poca riputazione delle buone lettere. E perché dei molti rimedi applicati a tanto male nessuno aveva fatto quell’operazione che si desiderava, le accademie italiane, divotissime di Sua Maestá, erano state forzate ricorrere a lei, la quale umilissimamente supplicavano di qualche preservativo medicamento contro tanta corruzione. Questi commissari con gratissime accoglienze furono ricevuti e ascoltati da Apollo; il quale per un suo rescritto commise il negozio ai signori riformatori delle buone lettere: dove essendo eglino, andati, trovarono quei signori tanto occupati nel mestiere importantissimo, che perpetuamente hanno per le mani, di far delle lancie fusi, che si scusarono che per allora non potevano attendere al fatto loro; di maniera tale che di nuovo i commissari ritornarono ad Apollo, dal quale furono rimessi al regio collaterale, dove la domanda delle accademie piú volte fu disputata e ventilata; e ieri alla fine