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RAGGUAGLIO XI La serenissima virtú della Fedeltá secretamente essendosi partita da Parnaso, Apollo, dopo che fu accertato ove ella si era ascosa, spedisce le serenissime muse Melpomene e Taiia, acciò le persuadino il ritorno. La reai casa della serenissima virtú della Fedeltá, che prima tanto dai ministri piú principali de* prencipi e da numero infinito di senatori delle piú famose republiche era praticata, da alcun tempo in qua cosi poco vien frequentata, che sembra la casa della desolazione. Onde alli diciotto del corrente l’onorata residenza di cosi eccelsa virtú affatto fu veduta chiusa. Apollo, come prima fu avvisato di caso tanto importante, comandò che anco con violenza la porta di quel famoso palazzo fosse aperta, e che dalla medesima serenissima Fedeltá intendessero la vera cagione di tanta novitá. Fu subito eseguito l’ordine di Sua Maestá, e tutti quelli che esattamente cercarono quella reai casa, affatto la trovarono vuota di abitatori. Il che come prima intesero, i virtuosi si vestirono di duolo, si aspersero di cenere, e altri segni mostrarono di vera mestizia; e Apollo in particolare tanto se ne dolse, che apertamente si conobbero in lui quegli effetti medesimi d’intimo dolore che egli allora scopri altrui, che segui il caso lagrimevole e memorando dell’infelice suo figliuolo Fetonte. E conoscendo Sua Maestá che il governo del genere umano rovinerebbe, quando il saldo fondamento della Fedeltá che sostiene tanta machina mancasse, fece subito pubblicare editti, ne’ quali anco agl’ignoranti e ad ogn’altro incapace della nobilissima prerogativa di vivere con onorata fama nella memoria delle genti, concedeva cento anni d’immortalitá da darglisi subito che avessero trovato dove cosi preclara virtú s’era ascosa. E il fisco regio, per assicurar il pagamento promesso, diede sicurissime cedole di banco di Omero, di Vergilio, di Livio e del facoltosissimo Tacito, tutti principali mercatanti in questa piazza di Parnaso tra quei virtuosi che co* pregiati inchiostri loro attendono al nobilissimo