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cose, liberamente rispose a quel siciliano ch’egli perdeva il tempo; perché tutti i panni che fabbrica l’Inghilterra, non erano sufficienti per fare a’ corsali ferraiuoli tanto lunghi, che non si fossero veduti loro due palmi e mezzo di gambe da ladro. Poco appresso entrò nel fondaco un virtuoso che chiese braccia da misurare, e incontinente ne li furono mostrate molte, delle quali accappò uno a suo gusto; e appunto quando voleva pagarlo, il suo servidore l’avverti che non accadeva far quella spesa, poiché in casa ve ne era uno giusto che faceva il servigio: a costui rispose il suo padrone, che il braccio ch’egli aveva in casa era giusto per sé, ma che nel misurar altri si era chiarito che faceva bisogno usar braccia forastiere, perché in alcuni negozi gravi che gli erano occorsi, col braccio della semplicitá e della libertá dell’animo suo candidissimo avendo voluto misurar gli stomachi forastieri, grandemente si era trovato ingannato. Vide poi il menante che Lorenzo Gambera, famoso poeta bresciano, entrò nel fondaco; il quale, dopo ben aver riguardato un bellissimo pappagallo indiano ch’era nella panca, e mostrato sentir del ragionar di lui sommo gusto, ne chiese il prezzo, e li furono domandati centocinquanta scudi. Il Gambera, il quale, se meglio avesse saputo fare i fatti suoi, per molto miglior mercato avrebbe avuto il pappagallo, disse che il prezzo non gli dispiaceva, ma che solo mancava che, non avendo egli il danaro tutto in pronto, in luogo de’ contanti, per quello che avessero giudicato due uomini intendenti, avrebbe dato loro il suo letto ove egli dormiva, i corami e gli altri abbigliamenti della sua stanza; e perché il partito dagli uomini del fondaco fu subito accettato, il Gambera pigliò il pappagallo per portaselo a casa. Il menante, ciò vedendo, di modo della sciocca risoluzione di quel virtuoso poeta rimase scandalizzato, che fino lo stimò uomo dolce di sale; e però mosso a pietá della simplicitá di lui, gli chiese per qual cagione egli, che all’abito che portava indosso mostrava che non gli avanzavano danari da gettare, per la vanitá di possedere un pappagallo non solo pazzamente si spogliava degli abbigliamenti della sua casa, ma del letto stesso, unico riposo delle fatiche del corpo e de* travagli dell’animo. Al menante