Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
RAGGUAGLIO Vili Asino d’oro di Apuleio e Asinaria di Plauto si dogliono appresso Apollo della molta severitá usata da’ padroni loro nel batterli, e hanno poco grata risposta. Agli otto del corrente il celeberrimo Asino d’oro d’Apuleio, e la famosissima Asinaria di Plauto comparvero avanti la maestá di Apollo; al quale a nome di tutta la spezie de’ somari unitamente dissero che, se quegli animali dal genere umano meritavano trattamenti migliori, che erano di poca spesa e di molto utile, eglino piú di qualsivoglia altra bestia con grandissima ragione potevano dolersi de’ padroni loro. Percioché, se ben nella casa de’ loro signori con le perpetue loro fatiche sostenevano il peso della notte e del giorno, e per lor vitto si contentavano di un poco di canna foglia e dell’acqua, e con un tantino di crusca facevano il loro carnevale; che nientedimeno dall’ingratitudine e dalla crudeltá de’ padroni loro con tanta indiscrezione venivano trattati, che gl’infelici erano divenuti miserabile spettacolo d’ogni piú brutto strapazzo. E che con l’umiltá di un proiettissimo servigio non essendo venuto lor fatto di addolcire gli efferati cuori de’ loro signori, umilissimamente supplicavano Sua Maestá a degnarsi che alle asinine miserie, se non punto fermo, si facesse almeno qualche virgola, comandando ai loro padroni che verso creature di tanto merito esercitassero, se non la gratitudine, almeno l’umanitá. A questi rispose Apollo che la severitá che i padroni usavano verso i somari, della quale essi tanto si rammaricavano, non dalla nativa crudeltá loro, poiché niuno si trovava che odiasse l’utilitá del suo patrimonio, ma che tutta era cagionata dalla portentosa pigrizia e dalla mostruosa stupidezza de’ somari; per li quali bruttissimi mancamenti i padroni erano forzati a furia di bastonate spingerli a far quel lavoro eh’essi non avevano spirito di far da loro stessi con la propria vivacitá dell’ingegno. E che quei che delle crudeltadi che vedevano usar contro qualsivoglia volevano far esatto giudicio, facea bisogno che non tanto avessero riguardo al genio di colui che usava la severitá, quanto alla qualitá de’ costumi di chi si doleva di essere mal trattato.