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Roma, per lo solo sviscerato amore che i suoi amorevoli cittadini le portarono, felicemente potette distendere i confini del suo imperio dall’orto all’occaso, e che a tal segno di perfezione arrivò l’affezione dei romani verso la patria loro, che dove appresso essi l’esilio era paragonato alla stessa spaventevolissima pena della morte, molti prencipi moderni, per non rimaner senza sudditi, per non vedere gli Stati loro vuoti de’ popoli, erano stati forzati venir all’atto infelicissimo di proibir sotto la pena della perdita delle facultá la spietata risoluzione di abbandonar la patria. Che però tutti i prencipi dell’universo concordemente facevano sapere a Sua Maestá che ogni rimedio che avevano applicato a tanto male essendo riuscito poco sufficiente, si compiacesse di far loro grazia d’inserir nel cuor de’sudditi loro quell’ardente caritá, quell’intenso amore della patria che svisceratissimo si v.ede ne’ sudditi delle republiche, il quale senza dubbio alcuno era la prima grandezza, il piú ricco tesoro di chi regna. All’ambasciadore rispose Apollo che i prencipi con un buon governo di una piacevole giustizia e con la liberalitá e con la perpetua abbondanza molto piú di lui ne’ cuori de’ sudditi loro potevano inserir l’amore verso la patria loro; perché il genere umano, che per instinto di natura ardentissimamente amava il terreno, quale si fosse, ove egli nasceva, anco facilmente lo disamava, quando altri con le incommoditá glielo rendeva odioso: essendo particolare instinto degli uomini di piú tosto volere intirizzirsi di freddo, che stare a quel fuoco che empiendo la stanza di fumo faceva lacrimar gli occhi.