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RAGGUAGLIO XCVII Apollo fa una caccia generale contro le formiche e le tartaruche, come animali amendue di mal esempio al genere umano. Ieri mattina Senofonte, generale capocaccia di Apollo, comandò ad Atteone, ad Adone e agli altri piú famosi cacciatori di questo Stato, che co* loro cani si trovassero in punto per lo giorno vegnente, nel quale Sua Maestá aveva deliberato di far una caccia generale; e stimando ognuno che Apollo, come è suo costume, fosse per andar nel monte d’Ida o in quello di Elicona, ove si trovano capri, cervi, cinghiali e altre fiere in molta quantitá, allora a punto che Sua Maestá usci fuori della porta di Parnaso, pubblicò la caccia contro le tartaruche e le formiche: le quali disse che per far segnalato beneficio al genere umano, in ogni modo intendeva esterminar dalla terra. Allora molti virtuosi, avidi di saper la cagione dell’odio che Sua Maestá aveva conceputo contro quegli animali, gli dissero che pareva loro che la tartaruca non solo fosse simbolo della matura tardanza, ma vero tipo di que’ poveri virtuosi che con esso loro portano la casa del lor patrimonio e tutte le sostanze delle buone lettere. E che le formiche, che agli uomini insegnavano il sudar nella state della gioventú per accumular il vitto nel verno della vecchiaia, come mirabile esempio della providenza da Sua Maestá nella moltiplicazione della specie loro piú tosto meritavano di esser aiutate che perseguitate. A questi rispose Apollo che cosi era, ma che gli uomini tutti, piú inclinati al vizio che alla virtú, da quegli animali avendo pigliati esempi scandalosissimi, non l’imitavano nelle cose buone. Percioché certi avaroni appassionati e bruttamente schiavi degli interessi propri, dalla sola tartaruca avevano imparato lo scelerato costume di star sempre con la testa, con le gambe, con le mani e con tutte le membra dei pensieri loro ascosi entro la scorza dei loro interessi, e portare indosso la casa delle