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laconico, affine che le pubbliche pratiche di una aperta persecuzione non gli concitassero contro l’odio del senato laconico esacerbato nel veder perseguitata la virtú e il merito de* senatori piú eminenti, che tanta iniquitá e cosi spalancata e ribalda tirannide colorasse col pretesto che quei senatori avevano pensieri cupi. Grandemente maravigliato rimase Apollo della scelerata perfidia di quel politico, e dopo aver liberamente detto che con dispiacer suo infinito si era chiarito che i politici erano i zingani, i bari, i ciurmatori, i tagliaborse dei letterati, comandò che quel mostro di natura fosse precipitato dal sasso tarpeio. Questo fine sfortunatissimo ebbe la causa dell’Ammirato, quando il medesimo Baiardo fece relazione del processo formato contro il giudice di Gnido, il quale non solo per piú testimoni, ma per la sua confessione istessa era convinto di pubblicamente al piú offerente aver venduta la giustizia. Apollo, per l’immanitá di quell’eccesso sopramodo alterato, condannò il reo nell’ordinaria pena di quei che mercatantavano la giustizia: e però comandò che pur allora quell’ufficiale fosse consegnato a Marsia perché da lui fosse scorticato vivo. Giá i littori strascinavano il miserello al crudel patibulo, quando egli con altissimo gemito: — Oh me infelice ! — disse — oh mio danaro che nella mia casa col godimento di tutte le piú squisite delizie felicissimamente mi potevi far vivere, come ora per lo mio poco cervello mi sei cagione di una vergognosa e atrocissima morte ! — Queste parole, che dalla visita tutta furono udite, altamente penetrarono nell’animo di Sua Maestá: il quale, fatto richiamare indietro il giudice, gli disse di che egli si doleva e che cosa aveva che fare l’eccesso commesso da lui nell’amministrazione della giustizia che si concede alla virtú e al merito degli uomini, co’ danari che diceva di aver male spesi. — Sire — rispose allora il condennato, — l’ufficio nel quale io tanto ho demeritato appresso Vostra Maestá, dal prencipe di Gnido non alle lettere, non al merito mio è stato conceduto, ma per sessantamila infelicissimi scudi d’oro lo comperai due anni sono: di maniera tale che con molta ragione mi lamento di avere a danari in contanti comperata cosi grande mia disavventura. — Udito questo, incontinente comandò Apollo che