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replicò Apollo che, avendo egli fatta la pazzia di servirsi di soggetto forastiere mentre aveva commoditá di valersi de* suoi sudditi, non aveva occasione di dolersi del suo danno: perché quel pastore che commetteva la sciocchezza di menar a pascere le pecore altrui, non di altri che di se stesso doveva dolersi, se tornando esse la sera al loro ovile, non poteva tosarle e mungerle. Questo fine, poco grato al prencipe di Coo ma però dalla visita stimato molto giusto, ebbe la causa di quella sicurtá carcerata, quando nella visita comparve Tito Strozzi, celebre poeta ferrarese, carcerato per querela datagli da Francesco Filelfo, che avendogli consegnati alcuni danari acciò li portasse a Cinzio Geraldi suo creditore, lo Strozzi nell’ora medesima che li ricevette, se gli era giuocati: di che il Filelfo gravemente si querelò nella visita. Apollo, al quale era noto lo Strozzi esser manchevole di una gamba, con faccia molto giocosa disse al Filelfo, se quando nel mercato di Tolentino sua patria alcuno comperava un cavallo notoriamente cieco, poteva ripetere il denaro male speso. Ad Apollo rispose il Filelfo che chi comperava animali con difetti palesi, non di altri poteva dolersi che della propria balordaggine. — Se questo è — soggiunse allora Apollo, — tu, Filelfo, molto giustamente hai sentenziato nella causa propria. — Penetrò allora il filosofo ove arrivava il quesito fattogli da Sua Maestá, e con molta afflizione rispose essergli noto il trito proverbio che facea bisogno guardarsi di contrattar con gli uomini segnati dalla natura, ma che però non lo stimava sempre vero. — Sappi, Filelfo — replicò allora Apollo, — che i proverbi altro non sono che sentenze sperimentate, parole provate: e ti dico che la madre natura nel procrear gli uomini al mondo molto acconciamente può somigliarsi ad un vasaio di ottima coscienza, il quale allora che dalla fornace cava i suoi vasi, se ne ritrova alcuno bucato, mal cotto, fesso o con altra imperfezione, affine che dagli uomini poco accorti non sieno comperati per buoni, egli spezza loro il manico, leggermente rompe loro l’orlo o li segna con qualche notabile mancamento; e perché cosi gli uomini tutti non possono nascere di genio buono,