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il fumo fino alle brigate, faceva bisogno che avesse altra barba della sua. Licenziato che si fu il Trissino dalla visita, dal giudice della causa fu letto il processo fabbricato contro un certo dottor di legge molto bizzarro e bestiale, il nome del quale i signori superiori vogliono che si taccia: nel quale si diceva che nelle audienze pubbliche dei governi che aveva avuti, con alterigia e superbia odiosissima anco con persone nobili e di onorata condizione spesso usava 1’ impertinente termine che gli avrebbe mandati in una galea, che avrebbe fatto loro tagliare il capo e che gli avrebbe fatti impiccare alle finestre del palazzo. Per iscusar tanto suo errore, disse il dottore ch’egli ciò faceva per rendersi tremendo ai popoli e per farsi ubbidire. Apollo, dopo che gli ebbe ricordato che gli onorati officiali con l’ugualitá di una rigorosa e incorrotta giustizia altrui si rendevano tremendi, non con le insolenti minacce, comandò che quel dottore, che mostrava di aver genio piú accommodato per comandare agli schiavi che agli onorati gentiluomini, fosse mandato auditore delle galee. Incontinente poi fu fatta relazione della causa di Niccolò Franco beneventano, il quale con arcobugio carico di migliarole avendo avuto ardire di temerariamente tirare ad un grosso lupo, quella fiera leggermente ferita, come è suo costume, gli si era avventata addosso, e co’ morsi gli aveva lacerata tutta la coscia manca. Que’ che si trovarono presenti nella visita, grandemente rimasero maravigliati che colui venisse travagliato, che per lo pericolo corso e per lo danno ricevuto meritava consolazione e ristoro: ma Apollo, che malamente senti che un suo letterato avesse commessa cosi brutta imprudenza, poiché a’ suoi virtuosi ebbe ricordato che alle fiere crudeli, agli animali pericolosi faceva bisogno cavar la berretta e lasciargli andare o con l’arcobugio appoggiato carico di palle ramate córli nelle spalle e atterrarli, condannò il letterato nell’ordinaria pena degl’imprudenti, che niuno scusasse l’error di lui, niuno compatisse il danno ch’egli aveva ricevuto, e che tutti si ridessero del suo male. Non cosi tosto fu dato fine a questa causa, che nella visita comparve Cratippo, filosofo ateniese; e dal giudice della causa