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ministri piú principali conoscevano il senato sdegnatissimo, e che però erano sicuri di ricever da lui severissimo castigo, ancorché si trovassero assenti, armati e in carichi grandi, se accadeva che dalla republica fossero chiamati, con tanta prontezza d’animo erano veduti ubbidire, che deposte l’armi e l’autoritá de’ pubblici magistrati, correvano in Vinegia per esser dagli amici e da’ parenti loro giudicati anco con la pena capitale. Cosa che per molti esempi che all’etá sua in quella serenissima republica si erano veduti, aveva empiuto il mondo tutto di stupore: che però li parea di poter dire che li si facea torto apertissimo, se tanta autoritá della republica veneziana, se tanta sommessione, tanta ubbidienza e cosi inaudita caritá della nobiltá veneziana verso la pubblica Libertá non veniva anteposta a tutte quelle leggi ammirande e ottimi instituti, che avanti lui avevano raccontati gli altri. La serenissima Libertá veneziana, che senza mai rispondere cosa alcuna a quei virtuosi aveva udito tanti suoi lodevolissimi ordini e tante sue meravigliose prerogative, disse al Dolce che quella ch’egli aveva raccontata era cosa degna di grandissima considerazione, ma che però era beneficio anco posseduto dagli imperadori ottomani: ma che da una sola prerogativa ch’ella esattamente possedeva, e nella quale si conosceva avanzar ogni principato e qualsivoglia passata e presente republica, riconoscea tutta la sua grandezza, la quale per ancora da nessuno di quei virtuosi era stata detta. Allora Dionigi Atanagi disse che la piú rara meraviglia che dagl’ingegni grandi nella republica veneziana fino alle stelle con ogni sorte di lode esaggerata meritava di esser esaltata, era il vedere che il tremendo tribunale de’ capi de’ Dieci e il supremo magistrato degli inquisitori di stato con tre sole palle <Ji tela con facilitá incredibile seppellivano vivo qualsivoglia Cesare, qualsivoglia Pompeo che vedevano scoprirsi in quella ben ordinata republica. Non cosi tosto ebbe l’Atanagi detto il parer suo, che Girolamo Mercuriale soggiunse che, mentre egli si trovava in Padova nella sua carica di leggere in quelle famose scuole medicina, seppe