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di Andro due anni prima era stato deputato governatore di quell* isola, dove bruttamente avea sopportato che alcuni principali soggetti del suo governo a voglia loro avessero tiranneggiato, e crudelmente afflitti i.poveri, le vedove e i pupilli, e che fino aveva tollerato che questi insolenti ai poveri artigiani col bastone avessero pagata la mercede delle fatiche loro. Fatta questa relazione, Apollo si rivoltò verso Felino, e gli domandò com’era possibile che un suo pari avesse commesso l’eccesso del quale veniva imputato. Ad Apollo rispose Felino che quale egli si fosse nella scienza delle leggi e il genio risoluto ch’egli aveva di saper mortificare i tiranni, benissimo avea fatto conoscere negli altri sgoverni che avea avuti di Focide, di Pindo, di Libetro e di Mitilene; ma che in Andro, non giá per ignoranza, ma che solo per vero termine di buona prudenza non avea fatto suo debito, e che del suo errore il solo mal genio del prencipe di Andro era stato cagione: perché essendo venuto in cognizione che molti soggetti di singoiar valore e di rara bontá di animo, che avanti lui aveano governata l’isola di Andro, solo perché aveano amministrata esattissima giustizia e perché compitamente avevano fatto il lor debito, per le maligne persecuzioni di quegl’insolenti che non erano stati lasciati tiranneggiare, con infinita vergogna loro erano pericolati, egli a bello studio aveva voluto mancare a quello che benissimo conosceva esser debito suo principalissimo; e che il prencipe di Andro non solo difettava nell’esser di prima impressione, facilissimo a creder ogni brutta sceleratezza in un suo ministro, ma amico e sopramodo avido di quei memoriali, co’ quali gli uomini maligni cosi spesso sogliono travagliar gli onorati officiali : per li quali assassinamenti non solo non aveva temuto di cosi maltrattare il suo prencipe, ma che sommo gusto aveva sentito di pagarlo con la moneta che egli aveva meritata da lui. Apollo, grandemente ammirando la difesa del Felino, non solo come innocente graziosamente l’accolse, ma come uomo saggio e che con somma prudenza aveva saputo accommodar le sue azioni al genio del prencipe che egli serviva, commendò gli errori di lui e lo giudicò innocente del peccato che aveva confessato; e