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RAGGUAGLIO XC Visita delle carceri fatta da Apollo, nella quale spedisce le cause di molti letterati inquisiti di vari delitti o carcerati per debiti. Per antico suo costume in modo alcuno non si intromette Apollo nelle cause civili, ma totalmente le lascia in poter dei giudici, perché per assicurarsi che in questo Stato ad ognuno sia amministrata retta giustizia, solo gli basta l’esatta diligenza che si è detta ch’egli usa nella elezione de’ suoi ministri. Ma nelle cose criminali, nelle quali ne va la vita e la riputazione de’ suoi dilettissimi letterati, con diligenza e con pazienza esemplare vuol egli intendere, sapere e veder ogni ancor che picciola minuzia. Di maniera tale che Sua Maestá a se stessa avendo riserbata l’autoritá tutta del giudicare, poco altro i suoi giudici criminali hanno che fare in questo tribunale, che fabbricar contro il reo il processo informativo: uso per certo santissimo e degno di esser saputo e imitato da quei prencipi poco accorti, che con brutta trascuraggine abbandonando quella protezione del reo che tanto deve esser loro a cuore, lo lasciano alla discrezione di un sol giudice, molte volte corrotto, spesso ignorante e sempre appassionato; cosa altrettanto detestabile, quanto, ove fioriscono le buone leggi, per giudicar la vita di un uomo solo, quello di cento giudici è stimato numero troppo picciolo. Quindi è che Apollo, e certo con eccellente consiglio, molti secoli sono instituí in Parnaso l’uso della visita delle carceri, dove da Sua Maestá sono decise le cause tutte criminali dei rei carcerati, e le civili di quelli che per debito si trovano prigioni. Giovedí dunque Sua Maestá, accompagnata dalla Rota criminale e civile, si trasferí alle carceri pegasee, dove comparvero i prigioni che doveano essere spediti. E il primo fu Felino Sandeo, nelle leggi canoniche sopramodo famoso. Angelo de Maleficiis, al quale toccava far la relazione di quella causa, disse che quel giureconsulto dal prencipe