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le vergogne, gli affronti e le altre sue estreme desolazioni ricevute da’goti, dagli ostrogoti, da’ vandali, dagli unni, dalle altre barbare nazioni che tanto crudelmente l’avevano calpestata, lacerata e depressa — come accidenti umani, come calamitadi alle quali i regi tutti, e piú particolarmente ella che con l’amenitá del suo sito, con la feconditá della terra, con la moltitudine e ricchezza de’ suoi tesori accumulati nella pace, non allettava solo, ma a la sua ruina chiamava le genti straniere sitibonde della preda deiroro e grandemente avide di cambiar lo sterile paese loro co’ fecondissimi campi d’Italia, — con somma pazienza sopportava; ma che gli stessi suoi dilettissimi figliuoli contro di sé, loro amorevolissima madre, avessero vestito quelle armi che dovevano impugnare per difenderla, erano ferite tanto acerbe che perpetuamente gettavano sangue di vendetta, ingratitudine tanto scelerata che non si poteva perdonare, azione piena di tanta perfidia che da lei giammai doveva essere scordata, sceleratezza tanto dolorosa che non trovava odio cosi crudele che la potesse contracambiare. Che però negl’interessi della sua libertá tanto nel vivo trovandosi offesa, accadeva che le loro preghiere piú la facevano ostinar nell’odio, che gli uffici caldi di Sua Maestá piú le irritavano il desiderio della vendetta, e che l’umiltá di quelli che le chiedevano perdono, la facevano insuperbire, la penitenza incrudelire; e che la stessa lunghezza del tempo sempre piú fresca le faceva parer quell’ingiuria ch’ella non poteva né voleva perdonare, non solo perché conosceva di non aver mai appresso i suoi italiani demeritato tanto, ma perché solo per vizio di esecranda avarizia da chi meno doveva ed ella aspettava, sceleratissimamente conosceva di essere stata tradita, assassinata e con tanto suo obbrobrio fatta schiava di quelli a’ quali poco prima ella aveva calcato il piede nella gola. E che però dall’altrui castigo e dalla sua virtuosissima ostinazione imparasse ognuno a conoscere che colui che giungeva al vergognoso termine di offendere in cose simili la sua patria, non solo commetteva eccesso che non si perdonava, ma con macchia si vergognosa sporcava l’onor suo, che non si trovava sapone che potesse lavarla.