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RAGGUAGLIO LXXXII I letterati di Parnaso con solennitá grande celebrano la festa dedicata alla pregiata fronde delPalloro. Con pompa e allegrezza straordinaria de* letterati tutti ieri fu celebrato il solenne giorno dedicato alla pregiata fronde del lauro: festa fin da quel giorno che segui il caso memorando di Dafne, instituita in Parnaso per esilarar la mente di Sua Maestá, che molto si affligge per la ricordanza di cosi lacrimevole metamorfosi. Nel qual solenne giorno solo a* poeti, agl’imperadori e agli altri eroi è lecito coronati entrar nell*augustissimo collegio de* letterati, mentre quelli che non hanno meritata la dignitá di cosi nobil prerogativa, affine di non profanar con le nude tempie loro la solennitá di tanto giorno, non possono uscir di casa. Francesco Petrarca, che per antica prerogativa dalla maestá di Apollo ha ottenuto cosi segnalato carico, in lode di cosi onorata fronde ebbe una ornatissima orazione. Ma mentre egli orava, caso molto singolare succedette a cosi onorato poeta: percioché dopo che con encomi molto esaggerati ebbe commendata pianta tanto cara a Sua Maestá, che fino vien rispettata dal fulmine celeste, e che ebbe esaggerato il nobilissimo privilegio ch’ella gode di sola coronar le tempie degl’imperadori e degli uomini piú gloriosi, con una molto lunga e acerba invettiva si distese contro l’ignoranza degl’infelici tempi presenti, ne’ quali le buone lettere grandemente essendo calate di credito, quella medesima famosissima fronde, che ne’ tempi piú virtuosi fu avuta in tanto pregio, ora dall’ignoranza degli uomini moderni cosi bruttamente veniva schernita, che non solo se ne servivano per segno di vilissime bettole, ma non si vergognavano porla negl’intingoli, ne’ guazzetti, nella gelatina, nelle anguille e fino tra i fegatelli fatti arrosto. Con tanta commozion d’animo e compunzion di spirito raccontò il Petrarca disprezzi tanto segnalati, che sopraffatto da un deliquio d’animo