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buonissimo luogo ha risaputo che la serenissima Libertá veneziana, senza punto alterarsi, alla República romana rispose che, non giá perché, come ella si era data a credere, ne’ suoi senatori giammai fosse mancata la sete della gloria e l’aviditá della fama onorata, ella non cosi aveva dilatato lo Stato suo come aveano fatto i romani, ma per i fini affatto diversi che amendue loro si erano proposti. Perché i senatori veneziani per ultimo scopo del viver loro aveano la pace, ove il senato romano solo ebbe la guerra. E che dal fine infelicissimo di lei ella affatto si era chiarita che gli acquisti sproporzionatamente grandi che le republiche facevano degli Stati, sconcertavano le leggi tutte politiche di qualsivoglia ben regolata libertá, ma molto piú delle aristocrazie, la nobiltá delle quali dovendo esser di numero mediocre, e questo non essendo bastante per governare uno Stato immenso, con renderla grandemente numerosa si empivano di confusione le buone leggi del viver libero: come con l’infelicissima sua calamitá al mondo tutto aveva fatto conoscer Sua Maestá, la quale con l’aggregazione alla cittadinanza romana de’ popoli soggiogati felicemente ingrandí lo Stato e miseramente impicciolí la libertá. E che a lei solo bastava di posseder tanto imperio, che dalle armi degl’inimici stranieri assicurasse la libertá veneziana, e che ella non amava la grandezza dello Stato per ambizion di comandare, ma per gloria di non servire. Che poi quanto ai premi onorati co’ quali le ben ordinate republiche doveano contracambiar la virtú e premiare il merito de* loro senatori, contro ogni dovere le pareva di esser tassata d’ingratitudine, poiché in Vinegia si vedevano eterni trofei, perpetui archi trionfali, fabbricati non giá di marmi frangibili o di metalli sottoposti alla violenza del fuoco, ma di materia incorrottibile, co’ quali, come le si conveniva, ella largamente aveva premiato il valore de’ suoi benemeriti senatori: tutto affine che la memoria delle virtuose azioni loro gloriosamente passasse alle etadi future. A queste cose rispose la Libertá romana ch’ella piú volte aveva veduta la casa tutta di Sua Serenitá, nella quale non aveva saputo scorger i trofei, gli archi trionfali e le altre perpetue memorie, con le quali ella diceva di aver premiati i