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condizione di quelli che riformano e la qualitá di quelli che devono essere riformati. Noi riformatori, tutti siamo filosofi, uomini di lettere; se quelli che devono esser riformati, solo sono librai, stampatori, artefici di carta, bottegai d’inchiostro, di penne e di altre cose tali spettanti allo studio delle buone lettere, egregiamente correggeremo i difetti loro: ma se porremo mano a voler emendare le sporcizie dei mestieri altrui, faremo e’rrori peggiori, e piú saremo ridicoli al mondo di quel calzolaio che voleva dar giudicio de’ colori e che ardiva censurare le pitture di Mte» £ con questa occasione son forzato ricordare il vizio d£ noi altri letterati, i quali per quattro cuíus che ci nel capo, pretendiamo di saper tutte le cose, e nttttiSM|O0Ìgiamo che, quanto prima usciamo fuori delle materie » diciamo spropositi da staffilate. Dico questo, niuna cosa piú è contraria alle riforme, che il Me al buio: il che accade quando i riformatori, che devono esser riformati, non hanno perfettiaahftil ¿esattissima cognizione. Ed è chiara la ragione: perché niuntt bpte piú & non solo perseverare ma ostinar altrui nel male* die accorgersi che chi riforma non è ben informato dei difetti di<quelli che devono esser riformati; e che questo ch’io dico sia il vero, chi è di noi, signori, che abbia cognizione delle falsitadi de’ notati, delle prevaricazioni degli avvocati, delle simonie de’ giudici, degl’imbrogli de’ procuratori? chi delle ribalderie degli speziali, de’ furti de* sarti, de* latrocini de’ macellai, delle sceleratezze di mille altri artigiani ? E pure tutti questi eccessi devono esser corretti da noi : e se porremo mano ad emendare simili disordini tanto lontani dalla nostra professione, non sembraremo noi tanti ciechi che si affatichino per stagnare una bótte, che, tutta essendo fessure, sparge il vino per ogni lato? Queste cose, signori, che io vi dico, servono per chiaramente farvi conoscere che nella riforma allora si cammina bene quando il marinaro discorre de’ venti, il soldato conta le ferite, il pastore le pecore, il bifolco i buoi. Il voler noi pretendere di saper tutte le cose, è manifesta presunzione: il darsi a credere che in ciaschedun’arte non si trovino quattro uomini buoni, timorati