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prudenza. Non cosi tosto il mondo cominciò a popolarsi di uomini, che nacquero i disordini che pur ora hai addotti, che chi meno poteva era oppresso da chi aveva forza maggiore: e tu sai che il rendere la luce degli occhi a chi è nato cieco, non è cura di medico accorto. Dico questo perché il medicare un occhio infermo e il riformare i trasandati costumi degli uomini camminano di passo pari: percioché cosi come l’accorto medico lo stesso primo giorno che vede l’occhio offeso dal male lacrimare, pon mano a far i lacci, ad ordinar i cauteri, ed è forzato lasciar l’infermo guercio, quando l’occhio essendosi chiuso egli è stato tardo a chieder rimedio al suo male; cosí i riformatori la stessa prima ora che tra gli uomini veggono introdursi abuso alcuno, con severi rimedi devono opporglisi: poiché come prima i vizi e le corruttele hanno pigliato piede gagliardo, piú saggio consiglio è tollerare il male, che con pericolo di cagionar inconvenienti peggiori intempestivamente cercar di curarlo: piú pericolosa cosa essendo tagliar ad uno una natta invecchiata, che brutta a tollerarla. Oltre che noi siamo qui per ricordare, anco con modestia, i disordini de’ privati, per tacere e seppellire i disordini de’ prencipi, de’ quali, chi è saggio, o ragiona bene o tace. Mercé che non avendo essi in questo mondo superiore alcuno, la riforma loro tutta sta posta in mano di Dio, a’ quali egli ha dato la prerogativa del comandare, e a noi la gloria dell’ubbidire. E certo con molta ragione, poiché i sudditi solo con la buona e santa vita loro devono correggere i difetti di chi li domina: perché il cuor de’ prencipi stando nelle mani di Dio, allora che i popoli demeritano appresso Sua Divina Maestá, egli suscita loro contro i Faraoni, e per lo contrario intenerisce gli animi di chi domina e gli empie di virtú prestanti, quando i popoli con la fedeltá e coll’ubbidienza hanno meritato l’aiuto divino. — Con queste parole, lodate da tutta la congregazione, Solone pose fine al suo dire: dopo le quali cosi cominciò Catone: — Degni d’infinita meraviglia, sapientissimi greci, sono stati i pareri vostri, e con essi egregiamente avete sostentata l’opinione che di voi hanno i letterati tutti, perché né piú intimamente