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di quello che sono stati fabbricati dalla natura: e dico che sotto crudelissime pene si proibisca la navigazione, fino al termine che ad alcuno nemmeno sia lecito fabbricar picciole barche per varcare i fiumi. — Con straordinaria attenzione fu udito il parer di Biante, il quale mentre dagl’ingegni grandi della congregazione sottilmente fu esaminato, fu trovato non esser buono: mercé che conobbero tutti quei filosofi che gli odi ancor che intensi che si veggono regnar tra le nazioni diverse, non, come molti scioccamente hanno pubblicato, sono naturali, ma cagionati per gli artifici de’ prencipi, valentissimi maestri nel saper praticar la trita sentenza del « divide et impera », e che in tutte le nazioni unite insieme trovandosi quella perfezione di costumi che non si vede nelle particolari, con la peregrinazione del mondo altri facilmente acquistava quella esatta prudenza che solo si trovò nel grande Ulisse, perché avendo camminato molto paese, avea veduti e osservati i costumi d’infinite nazioni: beneficio che con commoditá grande si conseguiva dall’uso della navigazione, anco per questo necessarissima al genere umano. Perché avendo la maestá di Dio, come bene si conveniva all’immensitá della sua potenza, creato questo mondo di grandezza quasi incomprensibile, e avendolo empiuto di cose preziose, e ad ogni provincia avendo dato qualche dono particolare, la navigazione, invenzione maggiore che abbia saputo escogitare e che possa esercitar l’ingegno umano, talmente lo rendeva picciolo, che gli aromati delle Molucche, ancor che lontani per piú di quindicimila miglia, agl’ italiani nondimeno, per la copia grande che ne hanno, paiono nati ne’ giardini delle case loro. Cosi ebbe fine il parer di Biante, quando Cleobolo, levatosi in piedi, poiché con un molto profondo inchino onorando i signori tutti della congregazione parve che da essi pigliasse licenza di dire, parlò in questa sentenza: — Chiaramente m’avveggio, sapientissimi signori, che la riforma del presente secolo, negozio per se stesso facilissimo, dai diversi e stravaganti pareri nostri piú tosto vien reso impossibile che difficile. E per parlar con quella libertá che è degna di questo luogo e del negozio gravissimo che abbiamo per le mani, mi crepa il cuore