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RAGGUAGLI DI PARNASO che confessiamo tutti, che il grande Iddio niuna cosa abbia operato indarno, anzi se ogni operazion di lui ha misteri grandissimi, perché volete voi che Sua Divina Maestá tra gli spagnuoli e i franzesi abbia fabbricati gli inaccessi monti Pirenei, tra gl’italiani e gli alemanni le Alpi scoscese, tra i franzesi e gl’inglesi lo spaventevol canale d’Inghilterra, perché tra l’Affrica e l’Europa il mar Mediterraneo, perché i fiumi larghi dell’Eufrate, dell’Indo, del Gange, del Tigri, del Danubio, del Nilo, del Reno e altri, eccetto perché per la difficultá de’ passi e de’ traghetti le nazioni si contentassero di abitar la stanza loro? E perché la Maestá Divina benissimo conobbe che allora si sarebbe sconcertata l’armonia della pace universale, e che allora il mondo bruttamente si sarebbe empiuto di mali immedicabili, quando fosse seguito il disordine che la sfacciatezza degli uomini avesse trapassati i confini fabbricati dalla sua divina mano, per grandemente difficultar disordine tanto importante, all’altezza e a’ precipizi orrendissimi de’ monti, alla larghezza e rapidezza de’fiumi, all’immensitá de’mari aggiunse la moltitudine e varietá de’linguaggi : ché se altramente fosse, cosi gli uomini tutti usarebbono la lingua medesima, come gli animali tutti della medesima specie cantano, urlano e muggiscono nel modo stesso, Poiché dunque l’ardir umano ha forati i monti e non solo ha passati i piú precipitosi e larghi fiumi, ma fino è arrivato alla temeritá di por in manifesto pericolo se stesso e le sue sostanze in un picciol legno, e con esso non ha dubitato di varcar l’immenso Oceano, è succeduto il disordine gravissimo, che i romani antichi, per tacer le altre infinite nazioni che hanno commesso la medesima temeritá, con non essersi saputi contentar del dominio di tutta Italia, hanno rovinate le cose altrui e sconcertate le proprie. Il vero rimedio dunque di tanto disordine è violentar prima tutte le nazioni a ritornar alle patrie loro: e affine di assicurarsi che per lo tempo avvenire piú non succedino i medesimi mali, son di parere che affatto si demolischino i ponti fabbricati per la commoditá di varcar i fiumi e che si ruinino le strade fatte per passar i monti, i quali dall: industria degli uomini devono esser resi piú inaccessibili