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si instituirá quella santa paritá de’ beni, madre della pubblica pace, la quale io e altri legislatori con tanti sudori per lo passato siamo andati cercando. — Lungo tempo fu ventilata l’opinione di Solone; la quale, tutto che da Biante, da Periandro e da Pittaco fosse stimata necessaria non che buona, dagli altri nondimeno fu riprovata: mercé che prevalse il parer di Seneca, il quale con vivissime ragioni fece capaci i signori tutti della congregazione, che, quando si fosse venuto alla nuova división del mondo, evidentemente ne seguiva il disordine grandissimo, che a’ ghiottoni ne sarebbe toccata troppo gran parte, e ai galantuomini troppo poca. E che non, come molti aveano pubblicato, la peste, la fame e la guerra erano i piú severi flagelli co’ quali Iddio adirato soleva affliggere il genere umano; ma che la sferza piú crudele con la quale egli poteva batter gli uomini, e la quale per sua gran misericordia non adoperava, era arricchire i villani. Ributtata che fu l’opinione di Solone, Chilone fu udito ragionare in questa sentenza: — Chi di voi, sapientissimi filosofi, non conosce che l’ardente sete che gli uomini moderni hanno dell’oro e dell’argento, ha colmo il mondo dei mali che reggiamo e proviamo tutti? Qual sceleratezza, qual empietá, per esecranda che ella si sia, con facilitá grande non commettono gli uomini per accumular masse grandi di danari? Meco dunque animosamente concludete tutti che per estirpar dal mondo i vizi da* quali il secol nostro tanto è oppresso, e per introdurre nel genere umano quella sorte di vita che tanto si conviene agli uomini, altra strada migliore non si trova che in perpetuo esterminar dal mondo i due infami e scelerati metalli dell’oro e dell’argento: ché cosi mancando la vera cagione dei presenti disordini, di necessitá ancora cesseranno i mali. Molto specioso nell’apparenza fu giudicato il parer di ChiIone; ma quando si venne poi all’assaggio, non stette saldo al colpo del martello delle vive ragioni. Perché fu detto che gli uomini con tanti sudori accumulavano l’oro e l’argento, perché egli è misura e contrapeso di tutte le cose: e che al genere umano, per pro vedersi di tutto quello che gli fa bisogno, era