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tra le bestie della terra, son sicuro che anco elleno con gli odi stessi e co’ rancori medesimi si consumarebbono insieme, co’ quali noi tanto ci inquietiamo. Il non aver nulla di proprio, e l’ugualitá nella qual vivono, è quella che li mantien nella pace, la quale noi tanto invidiamo. Gli uomini, signori, come sapete tutti, sono animali anch’essi, ma razionali; questo mondo dalla onnipotente mano di Dio solo fu creato perché di lui, come fanno gli animali bruti, vivesse il genere umano; non perché gli uomini avari lo si dividessero tra essi, e in quel « mio » e « tuo » convertissero la cosa comune, che tutti ci. ha posti in tanta confusione. Di modo che chiara cosa è che gli animi depravati dall’avarizia, dall’ambizione e dalla tirannide, hanno cagionata la presente ineguale e sproporzionata divisione. E se quello è vero che confessiamo tutti, che l’universo altro non sia che una eredita al genere umano lasciata da un sol padre e da una sola madre, da’ quali come fratelli discendiamo tutti, qual giustizia vuole che ognuno di lui non debba aver la sua parte uguale a quella del compagno? E qual sproporzion maggiore, da quelli che amano il giusto, può notarsi di quella, che di questo mondo tale si trova, che ne possiede cosi gran parte che non può governarla, e tale, che non ne ha tanta che vi si possa governare? Ma quello che in infinito aggrava questo disordine, è il vedere che per l’ordinario i buoni, i virtuosi sono mendici, gli scelerati e gl’ignoranti facultosi. Dalla radice dunque di questa disugualitá de’ beni nasce, signori, che il ricco è ingiurioso al povero, il povero invidioso verso il ricco: perché de’ facultosi è propria la superbia, de’ mendici la disperazione. Quindi è che le oppressioni de’ potenti contro i deboli paiono cose naturali, e la mala volontá de’ poveri verso i facultosi nasce con esso loro. Ora, sapientissimi signori, che io vi ho scoperta la piaga, facil cosa è applicarvi il suo medicamento. Però son di parere che per riformar questo secolo non altro consiglio si trovi migliore, che venir ad una nuova divisione di questo mondo, e che ad ognuno si dia la sua parte uguale : e perché piú non si incorra ne’ presenti disordini, consiglio che per l’avvenire severamente si proibisca il comperare e il vendere, ché cosi tra gli uomini