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uno non ne trovò che la metá di que’ requisiti avesse, che molto compitamente devono trovarsi in colui che deve riformar il compagno: benissimo conoscendo Sua Maestá che emendazione maggiore opera nelle riforme la santitá della vita e il buon esempio de* riformatori, che le ottime regole che si dánno altrui. In tanta penuria dunque di soggetti diede Apollo il carico della universal riforma ai sette savi della Grecia: personaggi che in Parnaso son tenuti in grandissimo credito, come quelli che sono in concetto di ognuno di aver ritrovata quella ricetta di dirizzar le gambe a’ cani, che con tanti sudori, e sempre indarno, andò cercando l’antichitá. La pubblicazione di questa nuova, come ai greci apportò consolazione infinita, per l’onor che Sua Maestá avea fatto alla nazion loro, cosi ai latini fu di sommo condoglio, parendoli che torto molto singolare si facesse loro. Onde Apollo, benissimo conoscendo quanto la mala soddisfazione, che verso i riformatori hanno quei che devono esser riformati, impedisca il buon frutto che dalle riforme si deve sperare, ed essendo proprissimo di Sua Maestá quietar gli animi esacerbati de’ suoi sudditi piú con le buone soddisfazioni, che con quello assoluto imperio che colla necessitá dell’ubbidire altrui apporta mala soddisfazione, per dar contento a’ romani molto disgustati, ai sette savi della Grecia aggiunse Marco Catone e Anneo Seneca, e, in grazia de’ moderni filosofi italiani, secretario della congregazione deputò Iacopo Mazzoni da Cesena, il quale onorò col voto consultivo. Alli quattordici dunque del passato i sapientissimi signori savi, con l’aggiunta che si è detta, accompagnati da una comitiva nobilissima dei piú scelti virtuosi di questo Stato, andarono al palazzo delfico, stanza deputata per lo negozio della riforma; e a* letterati molto grata fu la vista del numero infinito de’ pedanti, che co’ bacili in mano andavano raccogliendo le sentenze e gli apoftegmi che quegli uomini tanto saggi ogni passo scatarravano. Il giorno poi che segui ad ingresso tanto solenne, essendosi quei signori raunati per fare il primo parlamento, è fama che Talete milesio, primo savio della Grecia, parlasse in questo modo: — Il negozio, sapientissimi filosofi, per lo quale ci ¿iamo congregati in questo luogo, come esattamente conoscete