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se per ottener l’intento tuo bruttamente ti sei incamminato per la strada della vergogna? Non sai tu il vero pronostico di Francesco Guicciardini, vero oracolo degli istorici italiani, che piú proprio dell’officiale è il pericolare che del mercatante il fallire, del navigante il sommergersi? Non sai che né gli schiavi di galea né altra sorte di uomini miserabili mangiano piú amaro biscotto e bevono piú acetoso vino di disgusti, di quelli che attendono all’infelice esercizio de’ governi? E non ti è noto che molti prencipi, dopo che con l’avarizia e con la crudeltá mille male soddisfazioni hanno date ai popoli loro, sogliono quietarli poi, addolcirli e renderlisi benevoli con la soddisfazione di dar loro in preda quell’officiale che, con l’esatta giustizia che ha amministrata, grandemente ha meritata la protezion loro? E tu solo non conosci che questi dagli Stati loro altro non vogliono cavare che gusti di comandare, utile di danari? e che in sommo orrore hanno i rumori, i quali in tanto sono incapaci di credere che procedino da quella retta giustizia, che sommamente dispiace a chi vien amministrata, che assolutamente stimano che venghino dalla sola ignoranza e malignitá dell’officiale? E pur è cosa verissima, che chi vuole amministrar la retta giustizia che deve, cosi di necessitá fa bisogno che faccia stridere i popoli, come il chirurgo, che esattamente vuol medicar una piaga infistolita, non può far di meno di grandemente non far gridar l’ammalato: e non solo Ippocrate, ma nemmeno il mio dilettissimo Esculapio, seppe giammai trovar medicina utile al male, che cosi fosse gustosa all’infermo, ch’egli se ne succhiasse le labbra e se ne leccasse le dita: e la regina delle piú impertinenti crudeltadi è, all’ora che 1’ infermo, che ha un ginocchio smosso, si duole, battere il chirurgo che, zelante della salute dell’infermo, usa ogni suo studio per riporre l’osso al suo luogo.