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RAGGUAGLIO LXIX Andrea Alciato, iniquamente trovandosi perseguitato in un suo sindicato, per aiuto ricorre ad Apollo, dal quale vien ributtato. Andrea Alciato, non solo nella profession sua delle leggi grandemente valente, ma per aver piú che mediocre cognizione di tutte quelle piú scelte lettere che altrui fanno meritar la nobilissima prerogativa, che tanto è stimata in questa corte, del titolo di galantuomo, sommamente caro ad Apollo e a tutti i virtuosi di Parnaso, conoscendo l’amarezza dell’ubbidire, la dolcezza del comandare, la viltá della vita privata, la nobiltá d’essere o di rappresentar il prencipe, fino dai primi giorni che giunse in Parnaso si applicò al pericolosissimo esercizio di andar ne’governi; e ultimamente dal prencipe di Negroponte per un triennio fu deputato presidente di quell’isola: nella quale con sinceritá e intrepidezza ingenua amministrò quella esatta e rigorosa giustizia che tanto piace a Dio e che tanto è odiosa a quei superbi e insolenti, i quali, tutto che sieno nati servi, vogliono nondimeno tiranneggiare. E occorse che quelli, che dal rigor delle leggi delle insolenze loro severamente erano stati puniti, per vendicarsi contro il presidente, aspettarono il giorno del sindicato — tempo ordinariamente bramato dai piú vili e scelerati uomini che abbino le province, — nel quale gli fecero atrocissime persecuzioni. L’Alciato, tanto sceleratamente vedendosi angustiato da’ suoi malevoli, subito ricorse al prencipe di Negroponte, che ora si trova in questa corte; e da lui domandò quella protezione che si deve a quegli officiali che compitamente hanno soddisfatto al debito loro. Il prencipe, conforme al costume di molti, per cattivarsi la benivoglienza de’ suoi sudditi, iniquamente aderendo ai persecutori, piú che molto accrebbe le insolenze loro e i travagli dell’Alciato: il quale per ultimo rifugio questa mattina è comparso avanti Apollo, e amaramente si è doluto di patir persecuzioni per la giustizia; e non solo ha