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RAGGUAGLIO LVII Per castigo degli adulatori erige Apollo un nuovo tribunale in Parnaso, ma con infelicissimo successo. L’onorata e virtuosa vita che i letterati menano in questo Stato di Parnaso, non tanto si deve attribuire alla severa pena minacciata ai viziosi, all’immenso premio proposto ai virtuosi, al buon genio che per l’ordinario hanno i letterati, quanto alla prudentissima risoluzione di Apollo, di aver ad ogni vizio, ad ogni sorte di delitto eretti tribunali spartati e giudici propri: percioché i disordini passati hanno mostrato a Sua Maestá che i pochi negozi commessi ai suoi ministri otdmamente e con somma accuratezza sono spediti, ove quelli che ne hanno cumulo grande, né con prestezza né con buona giustizia possono terminarli. Né Apollo prima che sei mesi sono si è avveduto del disordine gravissimo che regna in questo Stato, nel quale, vedendosi tribunali molto rigorosi eretti contro tutti quei vizi piú principali, ne’ quali piú familiarmente peccano gli uomini, quello solo dell’adulazione, tanto odiato da Sua Maestá, tanto pernizioso ai prencipi e ai privati, si vede senza giudice e senza pena; di maniera tale, che non per altra cagione pareva a Sua Maestá che questo morbo tanto si fosse dilatato tra le genti, eccetto perché per la sua cura non avea né medico né speziale. Apollo dunque, che sempre invigila all’estirpazione de’ vizi piú brutti e all’indennitá de’ suoi virtuosi, stimò cosa necessaria correggere tanto errore e por freno a vizio tanto scelerato. Di modo che sei mesi sono per un suo moto pròprio eresse in questa corte un tribunale contro gli adulatori, con pene tanto severe, che volle che quei che di cosi vergognoso delitto fossero trovati colpevoli, legati alla catena infame che si vede nel fòro massimo, vivi fossero scorticati da Marsia, dottissimo nel mestiere ch’egli imparò a sue spese. E per maggior severitá a cosi vituperoso vizio deputò giudici i piú capitali nemici che abbino gli adulatori: e questi furono tutti i piú scelti poeti satirici di