Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
RAGGUAGLIO LVI Al prencipe dell’ Epiro essendo nato il primo figliuolo maschio, egli tanto se ne attrista, che vieta che di quell’acquisto si faccino segni di allegrezza nel suo Stato. L’ultime lettere che si sono avute dall’Epiro, sono delli ventidue, e avvisano la nascita di un figliuol maschio a quel prencipe: e dicono che per esser quello il primogenito, i popoli dell’Epiro non solo sentirono contento straordinario che si fosse assicurata la successione del signor loro, ma che ed essi e molti signori grandi convicini si posero all’ordine per farne straordinari segni di allegrezza. Quando solo il prencipe in quella pubblica letizia talmente fu veduto mesto, che al suo maestro di casa, che andò per pigliar l’ordine della spesa che doveva farsi per onorar con fuochi, con girandole e con altre feste l’acquisto grande che si era fatto di un figliuolo, proibí il fare allegrezza alcuna: e li disse che come prima li fosse nato un figliuolo, allora facesse gettar li fonti di perpetuo vino, che si pubblicasse per quaranta giorni corte bandita nella sua casa, e che in giostre e tornei si spendessero cento mila scudi. Strana risposta questa del prencipe parve al maestro di casa; al quale cosi disse: — Come dunque, signor mio, questo, che è nato, non è vostro figliuolo, avendolo partorito vostra moglie dodici mesi dopo che faceste le nozze con lei? — Ora mi accorgo — replicò allora il prencipe, — che gli uomini privati non hanno 1/ ingegno proporzionato per ben discorrere degl’interessi de’ prencipi. Ma per farti chiaro che con molto giudicio pur ora ti ho detto quello di che molto ti sei maravigliato, dimmi, quant’anni mi trovo io aver ora? — Diciotto, forniti li dodici del passato — rispose il maestro di casa. — Se questo è — soggiunse il duca, — allora ch’io sarò di quarantanni, quanti ne avrá m|o figliuolo? — Ventidue — replicò il maestro di casa. — Confessa dunque — disse allora il prencipe, — che questo, che mi è nato, mi è fratello, non figliuolo: perché