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ragguagli di parnaso 195 ha bisogno di somma libertá, cagiona che i nostri fidelissimi istorici, da tanta acerbezza gravemente chiamandosi offesi, per mera rabbia di vendetta dopo la morte di essi prencipi piú tosto contro essi scrivono invettive che istorie, come con sommo vituperio loro provarono Tiberio, Caio, Claudio e Nerone imperadori. E per ovviare al bruttissimo inconveniente dell’ignoranza di quelli, che in questi tempi moderni coi sozzi scritti loro tanto deturpano la veneranda dignitá istorica, vogliamo ed espressamente comandiamo che per lo tempo avvenire niuno di qualsivoglia grado e condizione ardisca porsi a scrivere istorie, se prima nella puritá della lingua non sará approvato sufficiente dal serenissimo Giulio Cesare, nell’ eloquenza da Livio, nella politica da Tacito, nel ben intendere gl’interessi dei prencipi dall’eccellentissimo nostro Francesco Guicciardini. Di piú, sotto la pena della perpetua infamia, espressamente proibiamo il potersi per l’avvenire scrivere istorie particolari di cittá alcuna, se ella non sará metropoli d’imperio, di regno o di provincia grande: tutto affine che la preziosa gioia del tempo e da chi scrive e da chi legge non venga spesa in cose vili. E per la medesima cagione comandiamo che ad alcuno scrittore non sia lecito pubblicar vita di capitano o d’altra persona graduata, se egli con assoluta autoritá non sará stato veduto comandar ad eserciti formati, se non avrá militato venti stipendi, fatti acquisti di province, campeggiate ed espugnate piazze forti, e se non avrá commessi almeno due fatti d’arme in campagna aperta. E per levar l’occasioni di tutte le fraudi che dagli uomini ambiziosi si potessero far giammai, dichiariamo che quei soggetti, de’ quali altri vorrá porsi a scrivere la vita, abbino i requisiti medesimi che chiaramente si scorgono in Belisario, in Narsete, in Gottifredo Buglione e nel massimo Alessandro Farnese. E per quanto si può estirpar dal mondo certa arrogante ambizione, che sappiamo regnare in molti, somigliantemente comandiamo che di famiglia alcuna non sia lecito scrivere istoria particolare, se al nostro venerando collegio istorico non consterá ch’ella per cinquecento anni sia vissuta grande e illústre al mondo, con molta copia di soggetti che abbino recate a fine guerre importanti, imprese