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RAGGUAGLI DI PARNASO RAGGUAGLIO LII Finalmente Apollo al duca di Milano Francesco Sforza, con una dura condizione accettata da lui, concede quell* ingresso in Parnaso, che molto tempo gli aveva negato. Il conte Francesco Sforza, quegli che con lo straordinario valor suo militare seppe far il nobilissimo acquisto del ducato di Milano, col quale tanto famosa e onorata rese la famiglia Sforza, che di riputazione l’agguagliò alle casate de’ prencipi piú famosi; ancor che di giá sieno passati centoquarant’anni da che, sommamente bramato dagli uomini militari e dai letterati, giungesse ai confini di questo Stato, sempre però da Apollo gli è stato negato l’ingresso in Parnaso. E tutto che i maggiori prencipi di questa corte, che sempre hanno ammirata l’eccellente virtú di tant’uomo, perpetuamente a favor suo abbino fatti caldissimi offici, Sua Maestá nondimeno, senza mai voler propalar la cagione perché ciò faceva, sempre ha negato di voler concedere la grazia. Ma otto giorni sono dal re di Francia Lodovico undécimo molto piú instantemente dell’ordinario essendo stato reiterato l’officio, Apollo risolutamente rispose ch’egli sommamente amava la virtú e i meriti infiniti dello Sforza, ma che per degni rispetti non voleva in Parnaso uomo tanto scandaloso. A questa risposta fu udito che quel re, che tanto seppe e che tanto conobbe, animosamente replicò che per lo straordinario valor militare del duca, per lo consiglio eccellente, per la destrezza singolare, per la celeritá mirabile, per la fede che in lui sempre fu incorrottissima, e per le altre piú riputate virtudi eroiche, le quali cumulatissimámente si trovavano in tanto soggetto, anzi pareva che in Parnaso si ammettesse il vero esemplare de’capitani virtuosi, l’idea di un prencipe sopramodo saggio nella pace e in infinito prode nella guerra, che cosa scandalosa. A questa replica rispose Apollo ch’egli non negava i meriti infiniti del duca, ma che di giá felicissimamente cominciando gli