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dama alcuna veniva amato e ammesso a* suoi abbracciamenti cavaliere di cosi pericoloso pelo, egli a dito altrui mostrava quell’adultero, che tanto eccellentemente occultavano i peli ordinari. Verissimo e degno delTalto giudicio di cosi nobil poetessa alla dieta tutta parve l’intelletto che dalla signora donna Vittoria fu dato al trito proverbio, « rosso mal pelo ». Onde dato che fu fine a quella controversia, il gran cancelliere delfico rivocò in dubbio la sentenza: « ubi bonum ibipatHa ». Con particolar diligenza fu discorso sopra materia tanto importante; e dissero i letterati che, la maggior parte dell’umana felicitá stando posta ne’ beni che altri possedeva, non sapevano vedere come quella non dovesse essere tenuta e riputata patria felicissima agli uomini, nella quale altri aveva poste le sue sostanze; poiché quella, ove altri vivea delle sue fatiche e con la mercede che co’ propri sudori si mendicava, dagli uomini saggi era riputata stanza infelicissima, non patria deliziosa. Con tutto ciò unanimemente fu concluso che ne’ tempi passati la sentenza meritò nome di verissima; ma che ne’ giorni presenti, ne’ quali le rapaci unghie de’ Fischi piú erano divenute lunghe degli artigli degli avoltoi e delle branche de’ leoni, e dove le grosse facultadi, nelle occasioni di delitti che vengono opposti agli uomini facultosi, molte volte servono per prove concludenti, per testimoni irrefragabili, per poter col fisco fare una ricca transazione, santissima cosa era abitar in Italia e avere i suoi beni al Giapone.