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RAGGUAGLI DI PARNASO composti in lode delle quattro stagioni dell’anno. Di maniera tale che, chiaritosi Apollo che la liberalitá del re Francesco nei suoi virtuosi cagionava la stessa rovina delle buone lettere, affine che in essi quella intensa e perpetua brama che nella povertá hanno di sempre imparare non si estinguesse, due giorni sono fece chiamare a sé il re Francesco: al quale disse ch’egli sommamente amava e ammirava la profusa liberalitá che egli usava verso i suoi virtuosi, ma che per l’indennitá delle scienze era forzato comandarli a moderarsi in essa; percioché le buone lettere, nate nella povertá, in lei, come in loro particolarissimo elemento, faceva bisogno che vivessero: che però non permettesse che il poeta dalla reai liberalitá di Sua Maestá altro ottenesse che il vitto e ’1 vestito: questo modesto, quello mediocre; poiché chiaramente si scorgeva ch’eglino nell’abbondanza dei beni del corpo divenivano penuriosi di quei dell’animo, nelle ricchezze viziosi, nelle delizie oziosi, e che in essi manifestamente si vedeva il disordine che si scorge nelle galline, nelle quali la molta grassezza genera l’infeconditá delle uova: essendo i poeti a guisa de’ ciechi che non cantano eccetto che per mera necessitá, e che non per dilettazione, come fanno i cani, ma come i falconi e gli astori solo cacciano per mera rabbia di fame.