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RAGGUAGLI DI PARNASO cause civili: l’altra, al decider le criminali: che le altre due spendesse nelle faccende dell’abbondanza, dalle quali stimasse dipendere la riputazion tutta di un ministro. Che perpetuamente avesse l’occhio fisso alle mani de’ suoi giudici, e che non altrimente si guardasse da essi, che se tenesse in mano un serpe grandemente mordace: ad ogni ufficiale essendo pericolosissimo quel ministro, che con la riputazion del suo signore poteva trafficar la vergognosa mercatanzia della giustizia. Che negli avvisi delle cose ardue non prima deliberasse, che compitamente si fosse impossessato delle qualitadi tutte del negozio: mercé che nelle cose ardue pericolosissime erano le celeri deliberazioni, e che sempre in somiglianti casi si portasse di modo che piú gli avesse a dolere di aver operato poco, che di aver fatto troppo. Che talmente accommodasse il genio proprio alla natura de’ provinciali, che sapesse esser mite co’ piacevoli e pacifici, severo coi discoli e sediziosi. Che sopra ogn’altra cosa frenasse l’insolenze degli sbirri, in molti luoghi ridotte al termine di temeritá tanto insopportabile, che non solo avevano cagionati scandali tanto scelerati, che di affanno aveano fatto morire prencipi per altro gloriosissimi e felicissimi; ma che avevano resi odiosi quegli Stati, dove a simil canaglia, solo impastata d’insolenza, con infelice licenza era stata rilasciata la briglia nel collo: ché mal si consiglia chi dá molta autoritá a chi non sa che cosa sia discrezione. Che affine di non mostrarsi inetto, al suo prencipe non desse conto delle minuzie del suo governo, e che per non venire in concetto di disprezzarlo, non gli tacesse le importanti. Che credesse che le pene dai giudici accorti piú si minacciavano che si eseguissero: e che non si dimenticasse mai che gli ufficiali governano uomini pieni di mille imperfezioni, in infinito soggetti agli errori, non angeli che non possono peccare: che però nel suo governo piú affettasse la fama di piacevole, che di crudele. Che fuggisse i balli e le altre pubbliche feste, tanto lugubri per gli ufficiali, e che tanto inviliscono le persone loro. Che nei delitti vergognosi degli uomini nobili incrudelisse contro la persona del delinquente, senza toccar la riputazione delle famiglie onorate. Che tenesse per cosa certa, che molte volte meglio era dissimulare