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in Vinegia per aver da quella republica le leggi di viver libero: e cosi subito fu eseguito. Con incredibile magnificenza dalla republica veneziana furono ricevuti e accarezzati gli ambasciadori, e loro furono mostrati i magistrati, gli ordini e tutte le leggi veneziane: delle quali gli ambasciadori fecero diligenti copie e molti registri, e si partirono; e ritornati in Mitilene, fecero la loro relazione, e in pubblico senato lessero le leggi che aveano portate, le quali cosi alla plebe tutta, come alla maggior parte della nobiltá diedero pessima soddisfazione: percioché la plebe in modo alcuno non potette tollerare che dalle leggi veneziane ella venisse esclusa dal governo pubblico, dicendo che non meritava di esser chiamata libera quella patria dove tutti non comandavano; e i nobili facultosi, usi sotto la monarchia dai piú favoriti cortigiani a comperarsi le grazie e ottener anco con vergognosi ministeri dal prencipe i magistrati, fremevano, e liberamente dicevano che quella era patria infelicissima, dove altrui veniva impedito l’uso libero del suo danaro, il quale dagli uomini industriosi con tanti sudori veniva accumulato, non per comperarne il solo mangiare e il vestire, ma per far con esso acquisto di quelle cose ch’ingrandivano la riputazione: e che per li cittadini molto miglior condizione era esser signoreggiati da un prencipe, la volontá del quale altri poteva acquistarsi con mille mezzi, che esser dominati dalle leggi inesorabili, quando altrui erano amministrate da un numeroso senato, dove non bastando il poco, e non trovandosi quel molto che fa bisogno aver alla mano per far prevaricar tanti, con molta veritá si poteva dire ch’egli era incorrottibile. E che sotto la monarchia la nobiltá migliore cominciava ad esercitare i carichi dello Stato dai piú principali, ove nelle republiche era lacrimevole miseria, in concorrenza dei piú poveri senatori, cominciar dai piú bassi ed esser forzato con tanta lentezza graduatamente camminare ai supremi, che l’etá intiera d’un uomo non bastava per giungere ai piú principali: e che il rigore di dare i magistrati al solo nudo merito, era uno di quei precetti che giá inventarono i tiranni per abbassar i potenti ed esaltar gli umili. Ma nella rottura di tante pessime soddisfazioni niuna altra cosa ai tre quarti della nobiltá