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dello Stato libero, solo affine di dissipar il senato: ché queste sono quelle ferite mortali, che uccidono ogni ancorché potente liberta. Percioché, sbaragliato il senato e cosi trafitto il cuore della republica, ella incontanente si muore: imperfezione che non hanno le monarchie, la grandezza dell’imperio delle quali sempre si vede dove si trova la persona del re; come benissimo provò il duca di Ghisa, il quale con l’occupazion di Parigi piú tosto accelerò il suo male, che affrettasse le proprie grandezze. Cesare il dittatore chiaramente ci mostrò esser vero questo che io dico: il quale, per farsi tiranno della sua patria, solo affine di sbaragliar il senato romano, corse a rendersi padrone di quella Roma, che con imprudentissimo e mortai consiglio fu abbandonata da Pompeo: cosa che prima di lui conobbe, tentò e non seppe eseguire il vero maestro della milizia, l’unica riputazion dell’Affrica, Annibaie, e che dopo lui molto eccellentemente conobbe e praticò contro i fiorentini e i sanesi il fondator della grandezza della monarchia spagnuola, Carlo V imperadore. Questa tanto mortai ferita da molti potentissimi nemici, che ella ha avuti, giammai non ha potuto darsi alla republica veneziana, trovandosi la metropoli di lei, dove sta il senato, fortificata e armata dall’impenetrabile corazza delle lagune. Per le quali cose parmi poter concludere che quelli che nella patria nostra desiderano instituir il viver libero, abbiano santa volontá, non buona prudenza: e che di quei che vogliono il prencipe, sia buona l’intenzione, ottimo il consiglio; e nella deliberazione di questo nostro bisogno tanto importante, priego tutti a ricordarsi che la nobiltá fiorentina, la quale per l’impertinenza del suo sedizioso popolo non potette giammai nella sua patria instituir una perfetta forma di viver libero, piú non potendo soffrire le crudeli sanguinolenti insolenze della vii plebe, fu forzata chiamare il tiranno forastiere del duca d’Atene, solo affine che con una straordinaria severitá affliggesse quel popolo fiorentino, che tanto abusava la libertá. — Ancorché queste ragioni da’ piú saggi fossero stimate molto efficaci, non pefò furono atte a far risolvere il popolo ad eleggersi un nuovo prencipe: percioché fu vinto il partito che si vivesse in libertá, e che si mandassero ambasciadori T. Boccali ni, Ragguagli di Parnaso. 10