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mio principato mi mostrai di genio rimesso e affatto incapace di negozi grandi di Stato, ma solo mi occupai in riformare i magistrati del mio dominio, gli abusi e gli altri vizi de’ miei popoli: in pubblico facendo aperta professione di esser nimico capitale del prencipe dell’Epiro, ma nell’intrinseco mio benissimo conoscendo ove andavano a terminare le machinazioni del prencipe di Macedonia, e sapendo che ogni perdita del signore dell’Epiro era mia bassezza, per stabilir lo Stato mio posto in pericolo tanto manifesto, feci ferma risoluzione di aiutarlo; ma per assicurare la mia vita da quegl’infortuni ne’quali pericolò il mio predecessore, in cosi ardua deliberazione mi faceva bisogno proceder con somma secretezza: e cosi a Vostra Maestá, come a tutti questi onoratissimi giudici, è anco noto che tra le molte imperfezioni degli Stati elettivi la maggiore è che meno di qualsivoglia altro principato nei loro ministri godono il beneficio* tanto importante della secretezza, mercé che di modo sono depravati i costumi degli uomini, che i senatori di essi per l’ordinario sono avari mercatanti della loro dignitá, dalla quale si forzano di cavar quell’utile maggiore che loro è possibile. Dunque ne’ primi mesi del mio principato vedendomi posto in tante angustie, e conoscendo che sicuramente faceva naufragio nello scoglio dell’infedeltá quando in negozio di tanto rilievo mi fossi servito di que’ secretari ordinari, che sicuramente io sapeva che dai prencipi stranieri di lunga mano erano stati capparati, il grande Iddio, dalla sola benignitá del quale e non da altri riconosco tanto beneficio, mi apri la mente: ed egli fu quegli che mi propose questo mio, non dico servidore, perché per la rara virtú che ho esperimentata in lui non merita di esser nominato con nome tanto vile, ma caro amico, e a lui, che nello stato mio privato otto anni continovi con somma fede mi aveva servito, liberamente aprii quel secreto del cuor mio, che io stimava cosa molto pericolosa che solo mi fosse caduto nell’animo: e allora mi avvidi che l’eccellenza e il sommo valore di un secretario, non, come credono molti, sta posto nel parlar con eleganza, ma nel tacer con fedeltá: il che dico perché con tanta felicitá del negozio importantissimo che io