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13« RAGGUAGLI DI PARNASO virtuoso procedere di un uomo grato. Il principato de’ laconici, come benissimo è noto alla Maestá Vostra, è elettivo, nel quale sempre piú hanno potuto i prencipi confinanti, di colui che vi ha dominato, non solo per lo fine comune a tutti i prencipi elettivi di procacciare al sangue loro dopo la lor morte amici potenti, ma per le aderenze che i prencipi stranieri per fini grandi hanno co’ senatori che godono la prerogativa di eleggersi il prencipe nuovo, il séguito de’ quali si procacciano con quelle arti che pur troppo note sono ad ognuno. E sa anco la Maestá Vostra che il prencipe di Macedonia con gli artifici suoi tanta autoritá si aveva acquistata nello Stato mio, e che di forze tanto era cresciuto sopra i prencipi tutti greci, che non solo era assoluto arbitro di tutta la Grecia, ma che apertamente aspirava ad una monarchia universale. Di piú è anco noto a Vostra Maestá che il medesimo prencipe de’ macedoni, co* pretesti dell’amicizia e delle protezioni de’ duci della Laconia, con artifici cupissimi cercava la depression loro: e perché la potenza del prencipe dell’Epiro gl’impediva di poter conseguir fini tanto alti, egli, per rimovere affatto o almeno per grandemente debilitar tanto ostacolo, con le machinazioni dell’oro, con le secrete congiure piú che con la forza aperta delle armi, nel principato dell’Epiro cagionò quella sollevazione de’ popoli, quelle ribellioni de’ baroni, che tanto debilitarono lo Stato degli epiroti. E, come cosa purtroppo nota ad ognuno, non ricordarò in questo luogo, che il mio sapientissimo precessore, conoscendo che la depressione dell’Epiro era una manifesta preparazione della ruina dell’impero laconico, per assicurarlo dall’ambizione di nemico tanto potente, scopertamente con grossi aiuti si risolse di soccorrere le cose afflitte dell’Epiro; e che quel buon prencipe in questo suo prudente pensiero si mori, non senza suspizion grave che il tutto fosse seguito per machinazioni di veleno somministratogli di ordine del prencipe di Macedonia: quasi ch’egli in modo alcuno avesse voluto comportare che la divisione del1’ Epiro, tenuta da lui tanto sicura, li fusse impedita. In questo infelice stato delle cose io fui assunto a questa dignitá; e per non far il fine infelice del mio antecessore, ne’ primi mesi del