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RAGGUAGLI DI PARNASO RAGGUAGLIO XXXVIII Il duce della Laconia, per avere alle piú supreme dignitadi del suo Stato esaltato un suo fedelissimo secretano, avanti Apollo è accusato d’idolatrare un suo mignone; ed egli egregiamente difende la causa sua. Il moderno duce della Laconia da una molto bassa e povera fortuna talmente alle supreme grandezze del suo Stato ha esaltato un soggetto straordinariamente amato da lui, che non solo l’ha ammesso nel sublime senato de’ laconici, grado per la sua eminenza anco ambito da prencipi grandi, ma in infinito avendolo di grosse rendite arricchito, al pari di qualsivoglia altro piú insigne soggetto di questo Stato l’ha reso onorato e rispettato. Questo cosi segnalato duce da quei che molto invidiano la nuova grandezza di quel suo servidore, pochi giorni sono appresso la maestá di Apollo fu denunziato per idolatra di un suo mignone. Apollo, per l’atrocitá di delitto tanto nefando contro quel prencipe gravemente commosso, senza altramente (come in qualsivoglia piú scelerato eccesso è suo costume) pigliar diligente informazione della veritá dell’accusa, incontinente fece chiamare a sé Luigi Pulci, bargello di questo Stato, al quale minacciò castigo crudele se nel termine di mezz’ora con ogni sorte di vilipendio legato non gli conduceva avanti il duce della Laconia prigione. Con esquisita diligenza esegui il Pulci la volontá di Apollo, perché incontinente tutto carico di catene avanti Sua Maestá trascinò quel prencipe. Apollo, che subito per uomo a posta fu avvisato della cattura seguita, a’ virtuosissimi fiorentini Martelli, pubblici campanari di Parnaso, comandò che al suono della campana maggiore fosse raunata la quarantia criminale, come segui; nella quale essendo stato introdotto il duce, Apollo stesso, dopo avergli rinfacciato il delitto del quale egli era processato, tutto infiammato di sdegno disse che solo gli dava mezz’ora di tempo da difender la sua riputazione: e trattanto, come se il caso di quel prencipe affatto fosse disperato, comandò che