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moglie, la quale, accecata dalla violente ambizione di regnare, fino aveva amati gli abbracciamenti del vilissimo suo servo Pallante, risolutamente contro lei voleva far quel risentimento che il mondo tutto aveva veduto ch’egli seppe fare contro Messalina, ancor essa stata sua moglie impudica: ma che quella scelerata, come in sicura franchigia essendosi salvata nella casa della serenissima Talia, per lo rispetto grande che conosceva doversi a quella serenissima musa, non aveva potuto averla nelle mani; che però instantemente supplicava Sua Maestá che gli piacesse di comandare che quella disonorata donna fosse estratta da quel luogo, affine ch’egli col sangue di lei avesse potuto lavar la vergognosa macchia ch’ella gli aveva fatta nella sua riputazione. Né meno quando Apollo si trova nel mezzo dell’ardente stanza dell’infocato leone, cosi giammai fu veduto infiammato di tanto sdegno, come per quella domanda fattagli dall’imperador Claudio: al quale con voce e gesti sopramodo minaccevoli disse che pure allora sfrattasse da quell’audienza, perché colui che, avendo avuta la prima sua moglie impudica, di nuovo, pigliando la seconda, cadeva nel fosso medesimo della vergogna, anzi meritava di esservi sepolto vivo, che da alcuno aiutato ad uscirne fuori.