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Apollo comparvero i famosi stampatori Sebastiano Grifo, Guglielmo Ruillo da Leone, Cristofano Piantino d’Anversa, i Giunti da Firenze, il Giolito, il Valgrisi e altri molti da Venezia; e tra questi non sdegnò di trovarsi il letteratissimo Aldo Manuzio, il quale a nome de’ suoi compagni disse ad Apollo che tra le moderne invenzioni ritrovate dall’ingegno umanoT’e per utilitá e per la sua mirabil felicitá, li pareva che il primo luogo meritamente si dovesse alla stampa: beneficio che se avessero avuto gli antichi, i moderni letterati con vere lacrime non tanto piangerebbono gl ’incendi delle famose biblioteche passate; e che ora la stampa non solo eternamente aveva assicurato le passate e le presenti fatiche de’ virtuosi, ma grandemente facilitato l’apprendere le buone lettere: e che di cosi eccellente invenzione vedendosi manchevole lo stato di Sua Maestá, quando ella se ne fosse compiaciuta, per pubblico beneficio, alle loro spese l’avrebbono introdotta in Parnaso. Risolutamente ricusò Apollo quella proferta; e disse che con imprudentissimo fondamento altri si moveva a lodar la stampa, come quella che in infinito aveva oscurata la gloria delle arti liberali: perché avendo rese le biblioteche piú numerose che buone, solo erano di ammirazione agli ignoranti, e che ne’ tempi ne’ quali con molti sudori con la penna si copiavano gli scritti altrui, allora che per l’inezia loro non meritavano di andar per le mani de’ suoi letterati, nella stessa casa dell’infelice autore morivano essi e la vergogna loro: ove ora anco degli sciocchi e ignoranti volumi si stampava quantitá tanto grande, che con poca riputazione delle serenissime arti liberali e dei suoi letterati vergognosamente di essi si empivano le biblioteche: e che per l’inesausta copia che le stampe aveano pubblicato delle dotte fatiche degli uomini virtuosi, era accaduto che gli Omeri, i Virgili, i Ciceroni, fatiche divine, sudori che solo per miracolo degl’ingegni umani alcuni piú celebri giorni dell’anno doveano esser mostrati alle genti, per la soverchia copia che si avea di essi, nelle numerose banche de’ librari si vedevano vituperati dalle mosche; che però a voglia loro potevano andarsene, perché egli in modo alcuno non voleva ammettere in Parnaso il rompicollo dei letterati troppo ambiziosi.