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ii4 RAGGUAGLI DI PARNASO avendo egli condotto a buon fine l’importantissimo e difficilissimo negozio di riunire il senato romano in pace con la plebe che disgustata si era ritirata nel monte Aventino, che ora, per acquistarsi grazia maggiore appresso Sua Maestá e luogo piú onorato in Parnaso, gli faceva sapere di aver escogitata un’altra bellissima favola: con la quale gli dava l’animo di concordar la tanto arrabbiata disunione che regnava tra i popoli dei Paesi bassi e gli spagnuoli. Grandemente scherni Apollo quell’avviso, e a Menenio rispose che col tempo di modo si era cangiato l’umor degli uomini, e che in essi tanto si era incancherita l’ostinazione degli òdi piú velenosi, che non solo le favole da far ridere, ma che anco le tragedie lacrimevolissime da far piangere, che, per quietar quei popoli sollevati, nella scena dei Paesi bassi per piú di cinquantanni continovi erano state rappresentate dagli spagnuoli, avevano potuto far quietare quei popoli ostinati nella perfidia del primo proposito, che fecero quando impugnarono le armi della ribellione, di voler col prezzo del sangue comprarsi la libertá o morire. Con questa poca soddisfazione essendosi Menenio partito, con orrendo spettacolo, decollato, nell’audienza comparve Paolo Vitelli, famoso condottiere della república fiorentina, il quale acremente si dolse di quella república, che con un sopramodo precipitoso giudicio, senza che né egli né altri suoi amorevoli, che per la sua causa erano stati carcerati e tormentati, avessero confessato cosa alcuna pregiudiciale alla sua innocenza, per leggerissimi sospetti, inaudito, la stessa mattina che segui alla notte che in Firenze fu tenuto prigione, indegnamente l’avessero fatto decapitare: essendo quel giudicio stato accelerato non giá perché l’importanza del fatto non comportasse dilazione, ma per impedir le intercessioni dei prencipi grandi, che si sarebbono mossi ad aiutarlo. In grande orrore mostrò Apollo di aver quel giudicio: e perché grandemente amava e ammirava la virtú di quell’uomo militare, ricercò i giudici che votassero in quella causa; i quali, udita che ebbono la relazione del processo, sentenziarono per l’innocenza del Vitelli: onde Apollo per un suo pubblico decreto reintegrò il Vitelli nella sua antica riputazione. Ringraziò allora