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e piena di virtuoso zelo, che per maraviglia inarcarono le ciglia, da Apollo nondimeno grandemente fu schernita: onde a quegli ambasciadori rispose che sempre accadeva che quelli che con strani concetti e stravaganti novitadi si davano a credere di voler da capo rifare il mondo, chimerizzavano cose ridicole; e appresso interrogò quegli ambasciadori, qual fosse 1’obbligo che verso il grande Iddio aveva la terra. A questa domanda risposero gli ambasciadori ch’ella dovea produr l’erba verde e germogliar le piante. Replicò Apollo che se ciò era, per qual cagione in sei mila e piú anni che la terra esquisitamente faceva la volontá del suo creatore, le selve nondimeno non si vedevano, eccetto che nei monti e nei luoghi diserti? Dissero gli ambasciadori che questo accadeva perché gli uomini, per cagion dell’agricoltura con la quale sostentano la vita loro, con le securi tenevano sboscati i luoghi atti a produr le biade. Allora Apollo di nuovo gl’interrogò a quel termine si sarebbe ridotto il mondo, se le mani degli agricoltori non l’avessero espurgato dalle soverchie piante che produceva la terra. Risposero gli ambasciadori che quando simil disordine fosse accaduto, senza dubbio alcuno talmente il mondo si sarebbe imboschito, che sarebbe divenuto impraticabile. Soggiunse allora Apollo se essi credevano che gli uomini piú volentieri si fossero occupati in tagliar le selve acciò il commerzio delle nazioni fosse libero, o per raccorvi la copia di tanti frutti che, dall’umana industria seminati e piantati, produce la terra. A questa domanda risposero gli ambasciadori che la molta copia dei soavissimi frutti che per l’industria degli uomini nascono dalla terra, non cosa laboriosa, ma somma delizia altrui faceva parere la nobilissima agricoltura. Da questa risposta e dalle precedenti interrogazioni fatte loro da Apollo essendo quegli ambasciadori venuti in chiara cognizione che, se gli uomini non mangiassero né bevessero, cosi il mondo si sarebbe empiuto di macchie e di foreste, che piú sarebbe stato stanza degna di orsi, di lupi e di altre fiere, che commoda abitazione per gli uomini, pieni di una grandissima confusione si partirono dall’audienza. Quando dopo loro ad Apollo si accostò Menenio Agrippa, e gli disse che, con quella felicitá che raccontavano le istorie, T. Boccalini, Ragguagli di Parnaso. 8