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RAGGUAGLI DI PARNASO IOI e di dispute, e la piazza colma d’oratori, che lucubratissime orazioni recitavano in lode delle serenissime scienze, e vergognosissime invettive contro l’ignoranza. Fecero maggiore l’allegrezza di Sua Maestá i capricciosi poeti italiani, i quali in numero molto grande essendo montati in banco, all’improviso cantavano copia infinita di versi: prova che non poterono imitar i poeti latini, i quali, per la difficoltá de’ piedi co’ quali cammina il verso loro, sono forzati di andar adagio. E in questo tempo Apollo si licenziò dalle serenissime muse, le quali co’ loro innamorati poeti per molte ore andarono diportandosi per quelle allegre strade; ed ebbero sommo gusto di veder la bottega del Mauro, nella quale egli avea fatto una gran mostra di fave grosse e minute, delle quali alcune di quelle serenissime dive fecero grandissima scorpacciata: e per cosa molto singolare fu notata che maggior gusto diedero loro le scafate, che quelle che avevano il baccello. Poi diedero un’occhiata al forno di monsignor della Casa, entrarono dove il Varchi faceva le ricotte, e di lá si trasferirono nella bottega dove Giovambattista Marini faceva lavorar borzacchini spagnuoli, de’ quali il Coppetta volendosi provar uno, perché li riusci molto stretto, egli tal violenza usò nel calzarlo, che lo sgarrò, onde con molte risa d’ognuno li rimase in mano una correggia. Nel ritorno poi che Apollo fece al suo reai palazzo, alcuni cortigiani di prencipi grandi gli fecero instanza per la licenza delle maschere, a’ quali Sua Maestá rispose che non occorreva che si ponessero altra maschera nel volto, poiché cosi ben mascherati avevano gli animi loro, che sicuramente potevano andar per tutto, ché gli assicurava che né da occhio né da giudizio di qualsivoglia ancorché molto sagace persona, potevano giammai esser riconosciuti. Il giorno vegnente poi, secondo il solito, furono corsi i palii, e di singolare occorse in quelli delle quadrighe, che alle mosse essendo comparse molte carrette con le ruote nuove ben unte e co’ cavalli velocissimi, vi fu anco veduto il signor Cornelio Tacito con un carro di tre ruote tutto sfasciato e tirato da certe rozze spallate che avea pigliate a vettura; e allora fu che Tacito chiaramente fece conoscere ad ognuno il valor suo: percioché essendosi data la mossa,