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RAGGUAGLIO XXXI Per le feste di carnevale i virtuosi corrono in Parnaso i palii, e fanno altre dimostrazioni di allegrezze. Essendo in Parnaso giunto il tempo delle feste e delle pubbliche allegrezze de’ virtuosi, la maestá di Apollo nella pubblica ringhiera de’ rostri a suon di trombe lunedi mattina da Macrobio fece pubblicare i Giorni saturnali, da Aulo Gellio, che i signori riformatori della moderna pedantaria al dispetto delle carte vogliono che si chiami messer Agellio, le giocondissime Notti attiche, e dal signor Alessandro degli Alessandri i saporiti Giorni geniali, e in ultimo da’ romani, signori del mondo e supremi prencipi delle buone lettere, gli allegri baccanali, tutti giorni festivi di letizia e consecrati dal genio de’ galantuomini: e per editto particolare di Sua Maestá fu comandato che da tutte le nazioni de’ virtuosi che abitano in Parnaso, secondo gTinstituti e gli ordini delle patrie loro, allegramente fossero celebrati. Non cosi tosfo al popolo fu pubblicata nuova di tanto contento, che in Parnaso furono vedute aprirsi le ricche biblioteche pubbliche e le famose librarie de’ privati, nelle quali per quegli allegri giorni ad ognuno era lecito entrare, uscire e dimorare, anco per lunghissimo tempo, per crapulare con la perpetua lezione le soavi vivande, che i virtuosi scrittori deliziosamente hanno condite prima e imbandite poi nell’abbondante mensa delle composizioni loro. Onorato e allegro spettacolo fu il vedere per tutte le strade e tutte le case di Parnaso i pubblici conviti fatti dal serenissimo Platone, dall’eccellentissimo Ateneo e dagli altri prencipi grandi di corte, ne’ quali i virtuosi allegramente si inebriarono del falerno delle buone lettere, e a crepa pancia si satollarono delle buone discipline. Solo i dottori di legge nella copia di tanti banchetti, tutti abbondanti di soavi cibi, e nella esuberanza di tante allegrezze, vedendo chiusa la bottega de* loro tribunali e il traffico