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la stessa fedeltá paterna le si avessero prima dal prencipe meritate; e che egli, non per avarizia, come malamente giudicavano molti, confiscava le ereditadi grandi dei suoi bassá, ma per non render con la commoditá di essi oziosi e per conseguenza viziosi quei soggetti che, per esser nati di padre d’insigne valore, davano sicura speranza al prencipe di dover imitar nella virtú i loro progenitori; e che egli perpetuamente agli eredi de’suoi ministri teneva aperta la porta del suo tesoro per duplicate restituir loro le ereditadi paterne, quando essi con la fedeltá e con il valore le avessero meritate; e che quanto le molte ricchezze possedute da uomo vizioso e da soggetto ambizioso fossero atte a disturbar la pace di qualsivoglia regno grande, per gli esempi freschissimi che aveva veduto il mondo nella Francia e nella Fiandra, era cosa nota ad ognuno. Mentre l’Imperio ottomano diceva queste cose, egli notò che la serenissima Monarchia francese, con lo scuoter il capo, parea che mostrasse ch’ella in modo alcuno non approvava quelle ragioni, onde alquanto risentitamente cosi gli disse: — Serenissima reina, l’uso mio di toglier l’ereditadi ai miei bassá è utile alla grandezza e alla quiete del mio Stato e, per l’amicizia ch’è tra noi, piacesse a Iddio che simil costume si fosse osservato nella vostra Francia, ché molto ben sapete in qual uso Enrico duca di Ghisi adoprasse ultimamente l’immense ricchezze, con le quali il liberalissimo re Francesco I ed Enrico suo figliuolo premiarono i meriti del duca Francesco suo padre, ché guai a quel prencipe che, per non saper esser severo contro gli altri, è crudele verso se stesso, bruttamente allevandosi il serpe in seno. Voi, io e tutti quei che dominano sappiamo, che il piú dolce miele che possino assaggiar gli uomini è il regnare e che, non trovandosi uomo alcuno che per gustarne un tantino non senta sommo diletto d’esporre anco la vita a manifesto pericolo di perderla, i prencipi devono essere vigilantissimi in tener ad ognuno chiusi li passi del regnare e con somma severitá lontani dall’ambizione; anzi devono accomodar le cose loro in tal maniera, che qualsivoglia uomo privato disperi di giammai poter gustar di cosi dolce