Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/9

pericolo di ricever qualche gran danno fosse molto certo e vicino. Esquisita fu la diligenza, che quei sagaci marescalchi fecero sopra lo stato di quel cavallo, e dopo un molto prolisso collegio pieno di dispute unanimamente conclusero, che un palmo piú dell’ordinario gli fosse alzata la rastelliera e che della biada quotidiana gli fosse levata la terza parte. A caso ivi presenti si truovarono alcuni filosofi morali, e però buone persone, quando fu fatta quella tanto severa deliberazione; i quali, grandemente compunti da quello spettacolo infelice, chiesero a quei marescalchi per qual ragione usavano la crudeltá di minuir il nutrimento a quel consumato cavallo, se chiaramente si conosceva ch’egli era condotto in stato di tale debolezza, che altro non gli avanzava che ossa e pelle e un poco di spirito, che solo per alcune settimane poteva mantenerlo vivo. Allora il piú saputo di quei marescalchi si rivoltò verso quei filosofi e con parlar arrogante e villano disse loro, che essi molto meglio averebbono fatto ad attendere al mestier loro di disputar degli enti e delle quidditá, che porsi a ragionar di quelle materie politiche, nelle quali essi erano crassi ignorantoni, perché, quando il governo di quella capricciosa bestia fosse capitato loro nelle mani, ben presto averebbono veduta la caritá e la piacevolezza loro contracambiata con i calci e con i morsi, con li quali, come piú volte ingratissimamente ella aveva usato con alcuni suoi liberalissimi regi, tutti lacerati gli avrebbe gettati nei fossi, avendo quella instabile e sediziosa bestia per suo particolarissimo costume con ogni sorta di sedizione travagliare i suoi signori, ancorché benefattori, se da essi malamente non veniva afflitta e con digiuni ridotta al termine della debolezza che vedeano; e che nel far esatto giudizio delle qualitá di quel fiero cavallo e della regola con la quale dovea esser governato, non facea bisogno rimirar la magrezza dei fianchi e la debolezza delle gambe, ma la pessima qualitá del genio di lui, ora piú bizzarro, piú sedizioso e capriccioso amator di novitá, che fosse stato giammai. E soggiunsero quei marescalchi che guai alli Spagnuoli, se il feroce cavallo napolitano avesse forze e co