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nato che i pochi Mori che si trovavano in Granata si siano cangiati nei molti eretici che l’etá nostra vede in Germania e altrove: razza d’uomini cosi esecranda, che con la nefanda empietá loro hanno deturpata gran parte dell’Europa. Al disordine gravissimo delle cose sacre s’aggiungono i pregiudizi pubblici e privati, che la mia ruina ha apportati e che continuamente apporta ai prencipi italiani, e ai Papi piú particolarmente, percioché i re di Spagna non cosi tosto m’ebbero posta questa catena al piede, che cominciarono ad aspirare al dominio di tutta Italia, e per giungervi presto molto eccellentemente seppero interessarsi nelle differenze, che allora vertevano tra i prencipi italiani e i Francesi sopra il possesso del ducato di Milano, nelle quali quel cima d’arrosto di Carlo V si portò talmente, che si fece conoscere degno nepote del suo grand’avo materno, percioché, con le forze dei prencipi italiani avendo cacciati i Francesi d’Italia, invece di rimettere gli Sforzi in Stato, come tra lui e gii altri prencipi collegati si era appuntato, con la fraude di mille vaníe turchesche, che seppe inventar contro i duchi Sforzi, si fece assoluto padrone di quel ducato tanto importante.

— Fèrmati e fa qui punto, o Regno napolitano — disse allora Almansore, — e se anco è seguito il disordine, che il nobilissimo Stato di Milano è capitato in poter degli Spagnuoli, qual cosa gli impedisce che precipitosamente non corrino all’acquisto di tutta Italia? E se la tua servitú manifestò al mondo che gli aiuti e i soccorsi dei prencipi piú servono per beneficio di chi li dá, che per utile di chi li riceve, per qual cagione i prencipi italiani non comportarono che Milano piú tosto fosse dominato da Francesi, che, con ricever aiuto dagli Spagnuoli, correr pericolo che quel ducato, membro tanto importante d’Italia, cadesse, come pur hai detto che cadé, in poter dei re di Spagna? — La potenza dei re di Francia — rispose il Regno di Napoli, — difende dall’ambizion spagnuola quel rimanerne di libertá ch’è avanzato in Italia, percioché quei gloriosi regi per interesse della grandezza loro non vogliono comportare, che il dominio di tutta Italia capiti in poter di quell’am