Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/78

superati, pieni di vergogna e colmi di danno li sforzò ritornar in Francia; onde il buon re Ferdinando, senza scrupolo alcuno di coscienza, divenne mio assoluto signore e allora fu che mi pose al piede questa catena, che tu hai riconosciuta per manifattura e per opera della tua nazione. E non so se nelle croniche dei Saracini, dei Mori e dei Turchi, che tu pur devi aver letto, si trovi registrato assassinamento piú scelerato di questo, fatto da un re che, affettando d’esser tenuto uomo di santissima coscienza e d’ottima volontá, poco prima dalla Sede Apostolica avea ricevuto il glorioso titolo di Cattolico.

— Certamente — replicò Almansore, — nelle croniche che hai nominate della mia nazione si leggono azioni molto sporche fatte da vari prencipi per ambizion di regnare, ma questa che hai raccontata di Fernando è antesignana. — Ma se tu — disse il Regno di Napoli, — o Almansore, con la tua nazione per tante centinaia d’anni hai tenuto incatenato il regno di Granata, qual strada tennero li Spagnuoli per liberarlo ? — Quella tanto salubre unione, che con le nozze di Ferdinando e d’isabella— replicò Almansore, —segui dei regni di Castiglia con quei d’Aragona, cagionò la libertá del regno di Granata: unione infelicissima, la quale, non meno di quello che ho fatto e faccio io, hanno pianto, piangono e perpetuamente con vere lacrime piangeranno i maggiori potentati d’Europa, come quella che è stata la vera e sola radice dalla quale sono nate tutte quelle grandissime sovversioni di Stati, che sino al giorno d’oggi si veggono in molte parti d’Europa, ma piú segnalatamente in Italia. E credimi, Regno napolitano, che sino a questo giorno presente felicemente regnarei in Spagna, se cosi pestifera unione non precipitava la grandezza mia, percioché la gelosia grandissima che regnava tra i Castigliani e gli Aragonesi erano le mie inespugnabili cittadelle, che in eterno mi averebbero fatto regnare in Spagna. Ma credimi, che gli aiuti che li Papi diedero a Ferdinando e alla reina Isabella grandemente accelerarono la mia depressione. — Taci — disse allora il Regno di Napoli, — o Almansore, e sappi che, dopo la tua cacciata di Spagna, dalla ambiziosa nazion spagnuola